Gears Tactics, cambiare genere per ritrovare sé stessi | Recensione

Gears Tactics non è fan service, né un progetto realizzato in fretta e furia solo per accontentare una ristretta cerchia di affezionati

Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".


Condividi

Gears Tactics, cambiare genere per ritrovare sé stessi | Recensione

Gears Tactics non è il primo esperimento di Microsoft nei riguardi di uno dei suoi brand di riferimento. La saga con protagonista Master Chief, difatti, ha subito un cambio di genere nel 2009 con Halo Wars, titolo che a suo modo declinava in chiave strategica le battaglie in larga scala che hanno decretato la fortuna del franchise.

Nonostante l’evidente e totale cambio di registro, il publisher seppe circoscrivere e riproporre i cardini e le feature salienti di Halo, regalando ai fan della prima ora un titolo sicuramente non indimenticabile, ma non per questo privo di mordente.

Con Gears of War la storia si è ripetuta, con un piccolo cambiamento: Gears Tactics è ben più fedele al mood dei capitoli principali. Anche qualitativamente, inoltre, è di ben altra pasta, mancando l’eccellenza assoluta solo per un soffio.

Ambientato dodici anni prima del primo episodio in cui abbiamo vestito i panni di Marcus Fenix, saremo scaraventati nelle prime avvisaglie tra umani e Locuste. Il protagonista, questa volta, è Gabe Diaz, soldato più volte menzionato nei vari episodi, ma alla sua prima apparizione ufficiale sullo schermo, suo malgrado incaricato di eliminare Ukkon, responsabile della creazione di mostruosità di ogni genere che i Gears devono affrontare giornalmente sul campo di battaglia.

La trama, come da tradizione, non si presta a chissà quale introspezione dei personaggi, né è protesa a sconvolgere lo spettatore con frequenti colpi di scena. Piuttosto prevedibile nel suo svolgimento, la struttura narrativa ha comunque il pregio di riavvolgere le lancette del tempo, facendo riassaporare ai fan più attempati il tocco che rese indimenticabile l’originale Gears of War.

[caption id="attachment_211042" align="aligncenter" width="1000"] Come da tradizione il doppiaggio in italiano è di ottima fattura[/caption]

Torna dunque il sottile e piacevolissimo equilibrio tra battute macho, degne dei migliori action movie degli anni '90, e il clima dai toni cupi e pessimistici, innescato, come è facile intuire, dal rischio di un’estinzione che sembra inevitabile.

Sebbene sia difficile empatizzare con i vari protagonisti che si alterneranno sullo schermo, opportunamente accompagnati da altri Gears che fungeranno da semplici pedine prive di una reale identità, la trama coinvolgerà i nostalgici, desiderosi da tempo di un ritorno della saga ai colori, al feeling, allo stile ormai tradito e dimenticato soprattutto nei capitoli pubblicati su Xbox One.

Anche sul fronte ludico, nonostante il cambio totale di registro, i veterani non potranno che sentirsi a casa, lieti di scoprire che le coperture sono quanto mai fondamentali anche in Gears Tactics.

Pur non proponendo alcuna feature realmente innovativa, il duo composto da Splash Damage e The Coalition è riuscito nel difficile compito di tradurre e ricreare in uno strategico a turni, genere idealmente lontano dagli shooter in terza persona, l’approccio alla battaglia e l’adrenalina che hanno sempre contraddistinto la saga in tutti questi anni.

A partire da una visuale isometrica, ruotabile a piacimento, si tratterà di controllare mezza dozzina di eroi sul campo di battaglia, completando missioni che variano dal raggiungere una determinata location, al difendersi dall’avanzata nemica, al trarre in salvo prigionieri entro un certo quantitativo di turni.

Le variabili da tenere in considerazione sono moltissime, tanto più se si pensa che lo stesso livello può proporre diversi obiettivi e comporsi di varie fasi che possono comportare l’inaspettata e drammatica apparizione di rinforzi nemici.

Il level design non è mai particolarmente originale, tanto più che tende a suggerire le coperture dietro alle quali difendersi e le strade da imboccare per circondare meglio gli avversari.

Gli scenari non sono divisi in caselle, ma in base all’unità selezionata dovrete spendere un punto azione per coprire una certa distanza, esattamente come dovrete farlo per ricaricare l’arma, aprire il fuoco sul nemico, lanciare una granata e così via.

Ad impepare l’azione ci pensano alcune meccaniche di tutto rispetto. Tanto per cominciare la gestione del personaggio è insospettabilmente profonda. Tra modifiche per l’arma, tipologie di soldato ognuna caratterizzata da attributi specifici, pezzi d’equipaggiamento e skill tree ricchi di abilità passive ed attive, i veri esperti avranno pane per i loro denti, potendo distinguersi sul campo di battaglia grazie a numerose strategie effettuabili utilizzando le capacità uniche di ogni personaggio.

Oltre alle granate da lanciare all’interno delle voragini da cui fuoriescono rinforzi nemici, i medikit con cui ripristinare la salute degli alleati, a possenti mitragliatrici con cui abbattere i nemici più coriacei e ai fucili di precisione per tenere a distanza le orde di Locuste, una feature in particolare avvicina Gears Tactics ai capitoli regolari della saga. Al prezzo di un punto azione, i vostri soldati, ma anche le Locuste beninteso, potranno offrire fuoco di copertura, sparando automaticamente durante il turno degli avversari se una qualsiasi unità ostile attraverserà la zona selezionata.

[caption id="attachment_211043" align="aligncenter" width="998"] Le casse che otterrete, raccogliendole direttamente sul campo di battaglia o ricevendole al termine della missione di turno, sono generose di nuove armature e gadget con cui potenziare il roster[/caption]

La meccanica ha enormi ripercussioni sullo stile di combattimento e più di altre caratterizza la produzione Microsoft. Avanzare senza nessuno che dalle retrovie si preoccupi di fornire protezione vi costerà inevitabili game over, soprattutto considerando che verterete in pesante inferiorità numerica e sarete ostaggio di un gran numero di unità di diverso tipo.

Tutti già incontrati nei numerosi episodi di Gears of War, ad affiancare i comuni Droni, ci saranno cecchini, Ticker, Boomer, ognuno con un proprio approccio alla battaglia ed uno specifico arsenale.

Anche graficamente il gioco si dimostra più che discreto. In attesa della versione per Xbox One, ancora priva di data di release, su PC c’è ben poco di cui lamentarsi, tenendo bene a mente che non vuole essere un titolo che mette in discussione le prestazioni della vostra scheda grafica. Pur contando su una configurazione hardware non particolarmente aggiornata, la produzione Microsoft dice la sua, merito di una buona effettistica e di un art design ancora capace di ammaliare.

Gears Tactics è un ottimo strategico a turni, uno spin-off che può fieramente figurare affianco ai capitoli regolari. Interessantissimo per i fan del franchise per il periodo storico in cui è ambientato, dodici anni prima degli eventi vissuti vestendo i panni di Marcus Fenix, gli amanti del genere troveranno un gameplay profondo e caratterizzato da numerose variabili da tenere in considerazione.

Va da sé che si tratta di un gioco principalmente rivolto a chi apprezza da sempre Gears of War, ma non si tratta affatto di puro fan service, un progetto realizzato in fretta e furia solo per accontentare una ristretta cerchia di affezionati.

Al contrario, il titolo vi sorprenderà con una campagna longeva e realizzata con tutti i crismi del caso. Peccato per l’assenza di una modalità multiplayer e per qualche feature in più che caratterizzassero ulteriormente l’esperienza.

Continua a leggere su BadTaste