Il gatto con gli stivali 2 - L'ultimo desiderio, la recensione
Avventuroso, rapido, divertente e ossessionato dalla morte Il gatto con gli stivali 2 è molto migliore del primo film
La recensione di Il gatto con gli stivali 2 - L'ultimo desiderio, al cinema dal 7 dicembre
È lo spunto che mette in moto una nuova avventura, ma è anche il momento più bello (per certi versi anche più divertente) di Il gatto con gli stivali 2. Ed è bello proprio che stia in un cartone animato, cioè che tra le cose che racconta questo film ci sia anche l’idea che vivere conservativamente, cioè vivere per non morire, non sia una vera vita, sia solo un altro tipo di morte. Per completare la storia al gatto verrà affiancato il più classico dei personaggi da sequel, qualcuno come lui con cui fare coppia e stabilire una relazione (una gatta avventuriera dal suo passato, Zampe di Velluto) e una spalla comica. Questa banda andrà in cerca di una stella magica che fa avverare un desiderio, ognuno ha il proprio (il gatto rivuole le 9 vite) inclusi i villain Little Jack Horner e Riccioli d’oro con i tre orsi (ben caratterizzati ma in italiano doppiati in dialetto).
Tutto contribuisce ad un grande senso di avventura, molto superiore a quello del primo film, come sempre contaminato da molto umorismo e un certo passo svelto apprezzabilissimo. Le vecchie fissazioni della Dreamworks dei tempi di Shrek (come le canzoni rock) tornano ma con moderazione, stavolta è soprattutto la scrittura a farsi notare. L’avventura è scritta con passione da Paul Fisher (e Antonio Banderas la interpreta con vero ardore, anche in italiano , così che il Gatto ne esca come un personaggio titanico senza bisogno di essere fastidiosamente carico di boria (come potrebbe sembrare dalla prima lunga sequenza). Una volta tanto c’è una vera costruzione del carattere prima che tutto sia messo in discussione da un intreccio che si risolve in modi convenzionali, e la differenza si sente. Questa è una storia memorabile.