Gasoline Rainbow, la recensione
Il nuovo film dei Ross è l'epica americana (e tolkieniana) del viaggio in salsa Gen Z. E nonostante qualche ingenuità convince.
La recensione di Gasoline Rainbow, il nuovo film dei fratelli Ross in arrivo su MUBI il 31 maggio.
Cinque ragazzi/e all’ultimo anno di liceo partono per un viaggio in furgone attraverso i paesaggi solitari dell’Oregon. Obiettivo Portland, dove su una spiaggia si terrà un mega rave party intitolato “la fine del mondo”. Con tutta la sua estetica Gen Z Gasoline Rainbow è chiaramente un film che affonda radici in alcuni grandi archetipi del cinema americano su viaggio e amicizia. La traversata mitica verso una festa rimanda a quella verso il Mardi Gras di Easy Rider. L’ansia esistenziale dell’high school che finisce ad American Graffiti (entrambi film pieni zeppi di canzoni). L’estate fatale il cui ricordo cambia e segna ragazzi in crescita è molto Stand by Me.
Proprio qui si rivelano i tratti generazionali di un film per altri versi così “classico”. La cattiveria della compagnia tutta maschile del già citato Stand By Me non potrebbe essere più lontana dal senso di affetto e dolce sodalità del gruppo misto e fluido (maschi e femmine, queer e non queer, vario anche razzialmente) di Gasoline. Non possono che essere contemporanei in particolare i personaggi maschili, che si parlano, si sostengono anche fisicamente, non temono di aprirsi al pianto e di lasciarsi andare a gesti affettuosi. Tutto sommato un film che ha qualcosa da dire sul mondo che racconta, e che pur nella sua derivatività trova un linguaggio efficace per dirlo.