Game Over, la recensione

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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In un futuro prossimo, i giocatori di videogame sono considerati vere e proprie star, alla stregua dei campioni dello sport. Reeta è un'abile videogiocatrice che però non riesce ad essere considerata una professionista e raggiungere la popolarità, nonostante il suo talento. La sua unica possibilità per sfondare sembra essere Pindaros, un videogioco leggendario di cui si sa ben poco, a parte il fatto che ogni giocatore abbia provato ad affrontarlo non sia mai riuscito a vincere, finendo per impazzire o si sia ammazzato.

Le premesse da cui parte Game Over sono molto interessanti e meriterebbero di essere sviluppate approfonditamente, ma la narrazione è fortemente influenzata dalla struttura della serie. Finora sono usciti i primi due numeri dei tre che comporranno questa miniserie ed è un po' strano pensare a un modo soddisfacente in cui la vicenda potrà concludersi con solamente un altro albo a disposizione. In realtà Giulio Antonio Gualtieri sfrutta al meglio le poche pagine che può utilizzare, ma si avverte un limite di spazio aggirato in un modo comunque soddisfacente. Ma per il tipo di storia, risulta molto strano vedere solo una manciata di pagine ambientate nel mondo dei videogame, quando si potrebbero rappresentare invece sequenze avvincenti, così come le indagini per scoprire Pindaros sono forzatamente rapide.
I disegni (nel primo numero di Paolo D'Antonio, nel secondo di Andrea Meloni) sono ben realizzati, ma sono due stili fin troppo differenti: visto che non stiamo parlando di una serie regolare ma una minierei in tre uscite, sarebbe stato più appropriato utilizzare lo stesso disegnatore o comunque uno stile più omogeneo.

La curiosità per scoprire come si conclude Game Over rimane e attendiamo che Villain Comics pubblichi l'ultimo numero, ma visto che il soggetto ha potenzialità inespresse speriamo che l'opera possa un giorno diventare un prodotto più complesso, magari proprio una serie regolare che consenta di sviluppare tutto ciò che c'è di buono.

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