Game of Thrones 7x05 "Eastwatch": la recensione
Quinto episodio della stagione per Game of Thrones: tra attesi ritorni e ripartenze, Eastwatch è un immenso episodio di transizione
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Ciò detto, la quinta puntata della settima stagione è il potenziale episodio da amore incondizionato o da rifiuto totale. Nulla è particolarmente fuori posto rispetto al nuovo modo di scrittura abbracciato negli episodi precedenti, ma se l'approccio è immutato, la quantità risulta nettamente superiore. Di esigenza di velocità e di troncamento delle ellissi temporali si è già detto nelle settimane scorse, ed è spiacevole ripetersi, ma è anche vero che questo episodio più degli altri punta particolarmente su simili espedienti. A margine di storyline parallele rispetto a tutto il resto, come quella di Sam, quanto trascorre tra la prima e l'ultima scena della puntata? A quanto corrisponde nel tempo della storia il tempo del racconto? Settimane? Mesi?
In quella pausa che noi non vediamo, i personaggi non rimangono immobili, ma viaggiano, sospinti in modo invisibile dai fili della narrazione, risparmiando al racconto le parentesi meno attrattive, ma necessarie. Eccezioni a questa regola ce ne sono state, ma è un discorso generale quello che si fa qui: per lungo tempo la storia ha funzionato così. Ora, per esigenze più produttive che narrative, quelle pause risaltano maggiormente perché non sono più incastrate in uno schema di eventi che sorge in un episodio e termina nell'altro, ma completano l'azione in un unico flusso di scene. Evidentemente, tutto ciò è destabilizzante per lo spettatore.
Eastwatch potrebbe essere uno dei più grandi episodi di transizione della storia della tv. Al momento della sconfitta di Jaime la Guerra delle due regine si trova ad uno stallo ideale. Se l'attacco ad Approdo del Re non è da considerarsi opportuno per i motivi ben noti, al tempo stesso Cersei non può sperare di battere Daenerys in campo aperto. Jon Snow si pone quindi come potenziale elemento di squilibrio nell'andamento del conflitto, dato che con lui piomba con violenza sul Sud tutta la minaccia degli Estranei, di cui gli stessi Maestri discutono alla Cittadella.
Qui, va detto, Game of Thrones inserisce l'elemento più sorprendente di una stagione finora molto intensa, ma al tempo stesso generalmente prevedibile. Invece di scommettere su un segmento ad Approdo del Re da liquidare per poi concentrarsi – dopo l'ovvio esito – contro la minaccia degli Estranei, la scrittura costruisce l'idea di una possibile alleanza contro il Re della Notte. Interessante, ma chissà quanto fattibile. Anche nell'ipotesi della cattura di un non-morto, Cersei è quel tipo di persona che potrebbe negare l'evidenza. D'altra parte lei stessa, come dice a Jaime, è consapevole della loro inferiorità, e quindi potrebbe mettere in atto una strategia più attendista.
Ditocorto, che delle strategie è il maestro, intanto a Grande Inverno semina i primi venti che condurranno forse alla tempesta futura. Ad Arya bastano pochi giorni alla fortezza per comprendere il risentimento di Sansa per quel comando che, per certi versi, le è stato sottratto. Ditocorto gioca una nuova carta, facendole trovare la missiva con cui Sansa chiedeva a Robb di arrendersi per salvare la vita del padre, peraltro facendole credere che ci sia proprio la sorella maggiore dietro tutto questo. Se l'astio tra le sorelle può avere un seguito, è quello di spingere ancor di più Sansa a fidarsi di Ditocorto.
Il ritrovamento di Gendry, personaggio che ci era tornato alla mente dopo l'apparizione di Nymeria qualche settimana fa, è l'ennesima strizzata d'occhio allo spettatore. E basterebbe la citazione di Davos di una delle battute su Gendry più citate degli ultimi anni a porre tutta la vicenda su un piano molto sopra le righe, ma è tutta la storia a comunicare un senso di artificiosità. Torna anche Jorah, subito pronto a ripartire per unirsi alla spedizione di Jon. La reunion delle microstorie si chiude infine a Nord, dove il Mastino, Beric Dondarrion e Thoros completano l'eterogeneo gruppo di avventurieri a caccia di non-morti. A quel punto le rimostranze di Tyrion nei confronti dell'operato di Daenerys sono l'ennesima freccia lanciata verso un futuro della serie che è sempre più un presente ravvicinato.
L'intreccio crolla sotto i pugni di una storia che scalpita per raccontare se stessa, che vuole essere protagonista ad un livello sempre più esposto e sempre meno sottile. Gilly apre una pergamena e legge l'episodio in cui Rhaegar Targaryen sposa legittimamente Lyanna Stark. Sam non la ascolta, è già lontano con la mente. Ma in fondo quel messaggio non è per lui, è per noi.
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