Game of Thrones 6x08 "No One": la recensione

Qualche anticlimax di troppo nell'ultimo episodio di Game of Thrones, che prepara il terreno per il finale di stagione

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Spoiler Alert
In un mondo che spesso mette a dura prova i compromessi e la coscienza di ognuno, il massimo a cui si può aspirare è convincersi di essere dalla parte del giusto, almeno per poter dormire la notte. Questo è il concetto chiave estrapolato dal dialogo tra Jaime Lannister e il suo prigioniero Edmure Tully, ed è in alcuni casi la linea guida di No One, ottavo episodio della sesta stagione di Game of Thrones. Personaggi che seguono, quasi con ostinazione, un percorso che li porta ad assumere posizioni difficili, per se stessi e per le persone che stanno loro intorno. Qualche momento anticlimatico e qualche inverosimiglianza di troppo non impediscono alla puntata di funzionare bene come prologo al finale di stagione, dando per scontato che il nono episodio sarà interamente dedicato a una battaglia.

Il fronte del Nord viene abbandonato nell'episodio, ma vive di costanti rimandi a Delta delle Acque, dove Brienne si ritrova dopo molto tempo faccia a faccia con Jaime. La tensione (romantica?) tra i due è palpabile tanto nel momento che li vede confrontarsi da vicino quanto nel bellissimo addio a distanza mentre la barca del cavaliere si allontana dalla fortezza rinconquistata. Ciò che arriva a galla è il mutuo rispetto, potremmo dire l'amicizia, ma rimane sempre la sensazione di un corpo di sensazioni e parole che rimangono inespresse sotto la superficie. La fama di Sterminatore di Re non ha mai abbandonato del tutto Jaime, che però, di fronte alla più grande responsabilità che abbia avuto di recente, riesce a farsi valere e a raggiungere l'obiettivo senza spargimento di sangue.

L'unico sangue sparso in realtà sarà quello del Pesce Nero, che preferisce spezzarsi piuttosto che piegarsi, ucciso dopo il ritorno dei Lannister e dei Frey nella fortezza. A uscirne malconcio in mezzo a tanti uomini, e donne, di principio è Edmure, ma anche nel suo caso vale il concetto che dicevamo all'inizio: dal suo punto di vista, è nel giusto. Quindi strade che si separano ancora una volta, senza grandissimi cambiamenti in realtà. Certo, Brynden e Edmure non potevano essere abbandonati all'oblio, e l'incontro tra Jaime e Brienne è stato emotivamente forte. Una buona storyline alla fine.

E c'è uno stacco particolarmente bello, quasi cinematografico, tra la barca di Brienne che scivola placidamente lungo le acque del Tridente, e Meereen assediata dagli schiavisti. Qualcosa viene concesso alla dimensione televisiva, e soprattutto all'attesa per il finale, nel momento in cui l'arrivo di Drogon alla piramide viene lasciato in ombra e ne vediamo solo la parentesi finale, con Daenerys che si riunisce a Tyrion e gli altri. Comunque è un segmento che costruisce tutto l'hype possibile in vista del finale. Anche in questo caso Tyrion è vittima delle sue errate convinzioni, come già faceva sospettare la scrittura negli episodi precedenti. Verme Grigio e Missandei non saranno molto bravi con le barzellette, ma conoscono la natura dei Padroni. Quantomeno l'idea di allearsi con il culto Rosso sembra aver pagato, fino ad ora.

A proposito di culto Rosso, rivediamo Thoros di Myr, la Fratellanza senza Vessilli, e il Mastino. Il racconto della veloce vendetta di Sandor è molto più riuscito di quello del suo ritorno. È più veloce, con poche scene serrate e importanti, è sicuramente scritto meglio, come nella grottesca trattativa per decidere come e quante persone uccidere, e ha anche il merito di affrontare il comportamento assurdo dei tre confratelli.

Da un Clegane all'altro, la Montagna entra in azione. Approdo del Re è stato uno degli scenari meno interessanti quest'anno, e c'era voglia di vedere qualcosa di forte sullo schermo. Cersei sceglie la violenza, per l'immediato presente e per il futuro. Vi è costretta, tra le altre cose, dalla decisione di Tommen di abolire il giudizio per sfida all'ultimo sangue, su opportuno suggerimento dell'Alto Passero che naturalmente conosce l'arma non tanto segreta di Cersei. Dopo la fuga di Olenna, dopo essere stata rimessa al proprio posto da Kevan, dopo la conversione del figlio, Cersei decide di non avere più niente da perdere.

Chiudiamo, ancora una volta, su Arya. Da un lato siamo contenti che questa parte della sua storia sia arrivata al termine, dall'altro lato questo strappo si è consumato in modo troppo artificioso. Convenientemente Arya riesce a tornare da Lady Crane, che naturalmente scopriamo essere un'ottima guaritrice. Il confronto con Waif poi chiede molto alla nostra sospensione dell'incredulità: Arya si riprende in pochissimo tempo dalla ferite, si muove troppo agilmente date le sue condizioni e, nel momento in cui è ferita e in trappola, riesce a battere un avversario contro cui aveva sempre perso. Dare per buono tutto questo e tutto insieme è un po' troppo, anche perché la sfida avviene off screen. E poi perché farla pugnalare così violentemente, se l'intenzione era quella di farla riprendere dopo appena un episodio? Deludente anche l'incontro finale con Jaqen, che sorride non si sa bene perché, dato che ciò che abbiamo visto era casuale e non un test (poteva essere una soluzione).

Riflessioni sparse

  • Brynden e Waif muoiono off screen. Sono due scelte precise che vengono confermate dal modo in cui l'episodio ci racconta la reazione di qualcun altro (Jaime e Jaqen), il senso di forte anticlimax rimane.

  • Ma soprattutto, tracciando un bilancio complessivo dopo due stagioni dal viaggio di Arya verso Est, a cosa è servito tutto questo? Arya ha fortificato il suo carattere, ma quanto sono stati deludenti i famosi uomini senza volto?

  • "A girl is Arya Stark of Winterfell and a girl is going home". Questa però è una bella chiusura.

  • Cersei e Qyburn si riferiscono all'Altofuoco nascosto nella Fortezza Rossa. E quindi ci ricolleghiamo alla visione di Bran con Aerys che urlava "burn them all" dopo aver fatto piazzare il liquido esplosivo.

  • Naturalmente Brynden rifiuta di lasciare la Fortezza per andare ad aiutare Sansa. L'aiuto arriverà da qualcun altro.

  • In A Golden Crown, prigioniero degli Arryn, Tyrion raccontava la stessa storiella che prova a condividere con Missandei e Verme Grigio prima di essere interrotto. Non sapremo mai cosa ha combinato con quel mulo e quel nido d'api nel bordello.

La sesta stagione di Game of Thrones va in onda su Sky Atlantic HD la notte tra la domenica e il lunedì alle 3:00 in simulcast con la HBO, e successivamente in replica alle 22.10 del lunedì in lingua originale sottotitolata. Da lunedì 2 maggio alle 21.10 la serie debutterà in Italiano su Sky Atlantic HD e sarà disponibile su Sky On Demand e Sky Online.

Per confrontarvi con altri appassionati della saga, vi segnaliamo la pagina Game of Thrones – Italy.

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