Game of Thrones 6x07 "The Broken Man": la recensione

I protagonisti "spezzati" di Game of Thrones cercano un nuovo equilibrio nel mondo, mentre ci avviciniamo al finale della stagione

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Spoiler Alert
Di uomini, e donne, spezzati è pieno Game of Thrones. Teste rasate, facce bruciate, arti mozzati, dita tagliate, cuori pugnalati, corpi violati. L'intera massa di protagonisti è un unico enorme corpo ferito, più grande del titano braavosiano, che si trascina a fatica in avanti. Questo solo per quanto riguarda i traumi fisici e visibili, quando è ovvio che sotto la superficie si nascondono molte più sofferenze. Il settimo episodio della sesta stagione è dedicato a loro. In Game of Thrones esiste ormai una lentezza intrinseca allo show, diversa da qualunque altra, tipica di una serie in cui, anche quando accade in realtà moltissimo, è difficile rimanere del tutto soddisfatti e appagati. In ogni caso c'è molto da evidenziare anche in The Broken Man.

L'uomo spezzato per antonomasia nella puntata è Sandor Clegane. Il protagonista tra i tanti dell'episodio è senza dubbio lui. Si appropria della cold open – che già di per sé è un'eccezione – torna a più riprese nel corso della puntata, ha la scena finale. Lo ritroviamo in una discreta forma dopo essere stato lasciato a morire da Arya per le ferite riportate nel combattimento con Brienne, accolto da una comunità pacifica guidata da un certo Ray (Ian McShane), intento a dare una mano nella costruzione di una chiesa in mezzo al nulla. Un gruppo di questo tipo ha necessariamente vita breve nel mondo di Game of Thrones, ed è così che, per mano della Fratellanza senza Vessilli, si compie un massacro che lascia in piedi il solo Mastino, che abbraccia del tutto quell'odio che, a suo dire, l'ha tenuto in vita, per compiere la sua vendetta.

C'è un problema di fondo con questo segmento, che va al di là delle varie piccole forzature di sceneggiatura. L'ambientazione non è mai completamente definita, tutto appare piuttosto subordinato al ritorno di Sandor, che sovrasta tutto il resto, un semplice prologo prima che il Mastino riprenda le armi. Le poche comparse sono sagome su uno sfondo verde, il personaggio di McShane è abbozzato e soltanto un volto noto lo salva, il comportamento della Fratellanza è incoerente rispetto a quello che sappiamo di loro, ed è una bella forzatura il fatto che per caso il Mastino sia lontano a spaccare legna (che è l'unica cosa che fa ogni volta che è in scena) mentre avviene il massacro che lo lascia come unico sopravvissuto.

Tutto questo e un'altra cosa, che invece per molti fan potrebbe essere stata motivo di gioia. Credo che la storyline di Sandor si fosse conclusa bene e che non ci fosse motivo di farlo riapparire ancora in vita. In realtà è un discorso più generale che specifico e, leggendo alcuni indizi qua e là, forse dovremo tornarci nel finale di stagione. In ogni caso, per quanto il Mastino sia stato un personaggio eccezionale, l'idea a circa 17 puntate dalla conclusione – stando alle probabili intenzioni dei creatori – dovrebbe essere quella di tagliare e far convergere. In ogni caso staremo a vedere, gli utilizzi per il personaggio non mancano, dato che le Terre dei Fiumi si stanno popolando rapidamente di personaggi noti.

Brienne ovviamente, ma non solo. In questo episodio il teatro della battaglia si riaccende, anche dopo la fine della Guerra dei Cinque Re, con il Pesce Nero che non si rassegna alla sconfitta ed è deciso a difendere Delta delle Acque dall'assedio. Qui l'episodio è già molto più soddisfacente. Rivedere insieme Jaime e Bronn è un piacere, Brynden Tully è un grande personaggio e la scena di confronto sul ponte è tra le migliori della puntata. Anche loro due uomini spezzati, Jaime che brandisce come un'arma la mano d'oro e la usa per imporre il suo comando, Brynden pronto a sacrificare fino all'ultimo uomo, compreso Edmure. Si nota in particolare l'ansia di Jaime di voler tornare a casa da Cersei e da suo figlio, in contrasto con la determinazione di Brynden a tenere la fortezza per tutto il tempo che sarà necessario.

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In generale è un episodio di grandi e fulminei spostamenti, ma è un qualcosa che, per esigenze di sceneggiatura, possiamo accettare con tranquillità. Jon, Sansa e Davos scattano da un punto all'altro del nord per cercare improbabili alleati nell'imminente battaglia contro i Bolton. Qualcuno accetta, qualcuno rifiuta, ma è l'incontro con i Mormont ad emergere e a veicolare lo stato d'animo dei personaggi in questo momento. Tra questi un Jon Snow sinceramente parecchio dimesso e poco determinato rispetto a quello che speravamo di rivedere dopo il suo ritorno in vita: considerato tutto quello che ha passato, le pressioni che derivano dal dover riscattare la propria famiglia e farlo prima che arrivi la devastazione dal nord, ci aspetteremmo di vederlo più "focoso" e meno ameba.

Invece a imporsi nelle conversazioni sono più Davos e Sansa, quest'ultima davvero motivata e forte come ci aspetteremmo. A rubare la scena in questa storyline e in tutto l'episodio è il confronto con Lyanna Mormont, la bambina sul trono dell'Isola dell'Orso. Ci sono questi scambi secchi che ci raccontano il trio di personaggi di cui sopra alle prese con un'interlocutrice particolare, e la giovane Bella Ramsey – vale la pena scrivere il suo nome – è bravissima a tenere in mano la scena, riportandoci su di lei nonostante la presenza di tre protagonisti storici della serie.

Ad Approdo del Re intanto abbiamo la conferma che Margaery, poker face di primo livello, sta facendo il doppio gioco con l'Alto Passero. Meno male, il suo voltafaccia della scorsa settimana, come sospettavamo, era troppo fuori dal personaggio per convincerci. Cersei, spezzata nel fisico e nello spirito, cerca un'alleata in Olenna, che però si appresta a lasciare il palazzo. Senza più limiti, senza più pazienza, Cersei non rimarrà a guardare ancora a lungo. E non rimarrà con le mani in mano nemmeno Yara, nel frattempo a Volantis, che decide di anticipare lo zio e recarsi con le navi a sua disposizione da Daenerys per offrirle supporto. Se Sandor è l'uomo spezzato dell'episodio per eccellenza, Theon lo è dell'intera serie, e stavolta tocca alla sorella scuoterlo per cercare di trarre da lui l'aiuto necessario.

Chiudiamo con Arya, che è ansiosa di tornare sul continente dopo aver chiuso con l'addestramento. C'è un certo distacco nel modo in cui tratta con intelligenza e sicurezza, muovendosi anche in un certo modo, per un passaggio su una nave, e il modo in cui fa avvicinare a sorpresa la sua assassina. In ogni caso, vedere Arya pugnalata fa un certo effetto, idem per la scena seguente in cui si muove  ferita tra la folla intravedendo in ogni volto quello di un potenziale assassino. Forse potrebbe rivolgersi all'attrice a cui ha salvato la vita, e forse la sua assalitrice pagherà per essersi dimostrata così coinvolta nella sua missione di ucciderla (questo potrebbe essere un test anche per lei).

Questo segmento così sospeso è comunque un'eccezione in un episodio che per il resto preferisce consolidare alcuni equilibri e alcuni personaggi in una determinata nuova situazione. In questo senso è molto simile alla scorsa puntata. Per gli ultimi tre episodi – diamo per scontato che il nono sarà occupato da una grande battaglia – ci aspettiamo qualcosa di più definitivo.

Riflessioni sparse:

  • 62 uomini: la migliore chiusura possibile per la scena migliore dell'episodio. Naturalmente buona parte dell'esercito dei Mormont è andata distrutta con Robb.

  • Per il resto l'aiuto di Davos è molto apprezzabile, ma forse la serie poteva affrontare meglio il suo desiderio di avvicinarsi a una nuova causa.

  • "Bear Island knows no king but the King in the North, whose name is Stark". Abbiamo conosciuto la risposta di Lyanna Mormont a Stannis nell'episodio The House of Black and White. Lyanna è la nipote di Jeor Mormont e la cugina di Jorah.

  • La serie ce la mette tutta a screditare i Frey. Riuscendoci.

  • Lo scenario di Delta delle Acque, e quindi il riavvicinamento di Brienne e Jaime, ma anche la riapparizione della Fratellanza, ricalca in qualche modo, non uguale comunque, gli eventi visti nei libri. Per chi ha letto i romanzi questo significa che la serie potrebbe preparare come cliffhanger finale l'arrivo di Lady Stoneheart.

  • Sansa, dopo aver inutilmente chiesto a Jon più tempo per trovare più uomini, scrive una lettera. A Ditocorto?

  • L'idea dell'uomo spezzato nei romanzi è al centro di un discorso pronunciato da Septon Meribald.

  • L'espediente di far tornare in vita dei personaggi considerati morti può creare parecchio dibattito. Cosa ne pensate?

La sesta stagione di Game of Thrones va in onda su Sky Atlantic HD la notte tra la domenica e il lunedì alle 3:00 in simulcast con la HBO, e successivamente in replica alle 22.10 del lunedì in lingua originale sottotitolata. Da lunedì 2 maggio alle 21.10 la serie debutterà in Italiano su Sky Atlantic HD e sarà disponibile su Sky On Demand e Sky Online.

Per confrontarvi con altri appassionati della saga, vi segnaliamo la pagina Game of Thrones – Italy.

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