Game of Thrones 6x05, "The Door": la recensione

La serie fantasy della HBO al giro di boa: tante emozioni nel finale di The Door, quinto episodio della sesta stagione di Game of Thrones

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Spoiler Alert
Quello delle colpe del passato che ricadono sul presente, dei morti sui viventi, dei padri sui figli, è uno dei concetti più ricorrenti nelle grandi storie di tutti i tempi. Game of Thrones, che è grande narrazione nel senso proprio del termine, nel momento in cui costruisce una propria mitologia non può ignorare questo concetto. Non lo aveva mai fatto in realtà. La guerra, la cacciata dei Targaryen, i sensi di colpa per le azioni mancate e per quelle compiute, tutti questi sono temi ricorrenti e vero motore della storia. E ogni personaggio di questa storia non è altro che il risultato di un compromesso tra le circostanze della sua nascita, al di fuori del suo controllo, e le decisioni indipendenti, tra fatalismo e libero arbitrio. The Door chiude su un'eccezione a questa regola.

Ci racconta di un passato che è presente, di una "profezia autorealizzatasi", di una maledizione che lega tutta una vita ad un singolo istante, che poi, per aggiungere brutale ironia al tutto, è quello della morte. E, considerato che tutto questo nasce per dare risposta a un tormentone anche divertente delle precedenti stagioni, diciamo che non è poco. L'idea della fine – e l'inizio – di Hodor vengono crudelmente anticipati in uno scambio molto interessante tra la Figlia della Foresta e Bran. In quello che probabilmente sarà il viaggio nel passato più lontano che vedremo, assistiamo alla nascita del Re della Notte, il Signore degli Estranei.

I Primi Uomini erano gli avversari da battere in quel momento, e gli antichi abitanti del nord non avevano esitato a spingersi così oltre per difendersi. Senza pensare alle conseguenze, relegando al futuro una minaccia che sarebbe tornata più e più volte per tormentare chi sarebbe venuto dopo. Quindi un momento di mitologia molto importante che torna, decisamente più in piccolo, nel momento in cui è Bran, pur senza volerlo, a guastare la mente del giovane Willys trasformandolo in Hodor per potersi salvare nel presente dall'attacco degli Estranei. Hodor è la vittima per eccellenza della serie, la comparsa trascinata dai protagonisti, destinato da sempre al sacrificio per scopi più grandi di lui. E la sua fine è un momento struggente e perfetto, uno dei migliori finali di episodio mai visti nella serie.

Hodor è la vittima per eccellenza della serie, la comparsa trascinata dai protagonisti, destinato da sempre al sacrificio per scopi più grandi di lui

C'è la rivelazione che è anche un colpo di scena sottile e soddisfacente ("Hold the door", tutta una vita che culmina in un gesto), c'è una sequenza d'azione orrorifica, c'è un forte senso di sconfitta, con la perdita del Corvo e di Estate, e c'è una trama che progredisce nel momento in cui Bran subentra per canali ancora ignoti al suo maestro. Tutto il resto dell'episodio ne esce inevitabilmente soffocato, anche perché si tratta di momenti di transizione e di ripartenze, ma qualche spunto interessante c'è.

Con un effetto teletrasporto sul quale è meglio sorvolare, troviamo Petyr a Città della Talpa. Ci ripaga molto vederlo per la prima volta con le spalle al muro a causa di Sansa, che certo dopo essere stata svenduta a tradimento ai Bolton ha qualcosa da dire sulla faccenda. I cavalieri della Valle quindi per ora non dovrebbero scendere in guerra (meglio così dal punto di vista di Ditocorto, che risparmierebbe le forze), mentre l'attenzione di Sansa viene portata a Delta delle Acque, dove suo zio Brynden avrebbe riconquistato il territorio. Il condizionale è d'obbligo, e il fatto che Sansa non dica nulla sulla fonte delle sue informazioni ci induce a pensare che qualcosa potrebbe andare storto.

Per quanto riguarda Arya il suo segmento è ancora una volta preparazione e addestramento, e tra un "a girl has no name" e un "dio dai 1000 volti" il senso di già visto è forte. Però il momento della recita-parodia ha una sua forza, garantita ovviamente dal fatto che conosciamo la verità e vediamo tutto dal punto di vista di Arya. Tyrion e gli altri si godono una fragile tregua e decidono di usare come canale con il popolo una sacerdotessa rossa: ad Approdo del Re l'idea di appoggiarsi ai sacerdoti non ha funzionato molto bene, vedremo. E vedremo anche come reagirà Daenerys, che tra non molto dovrebbe tornare a Meereen: l'addio (momentaneo?) a Jorah è un bel momento, un riscatto che il cavaliere meritava.

E, a proposito di riscatto, c'è un terribile momento in cui pensiamo che Theon potrebbe mandare tutto all'aria durante l'Acclamazione per il nuovo signore dei Greyjoy. Così non doveva essere, e così non è. Ribadiamo che, nonostante tutte le cose terribili che ha fatto e il suo pessimo carattere delle prime stagioni, non è comunque difficile provare empatia per questo personaggio. Al tempo stesso non è difficile odiare il nuovo arrivato Euron, che senza troppi problemi confessa l'omicidio del fratello (gli uomini delle isole sono gente pragmatica) e getta lo sguardo nientemeno che su Daenerys, alla quale vorrebbe offrire la più grande flotta del mondo. Yara e Theon intanto si allontanano con le navi migliori: forse si troveranno a dare aiuto agli Stark?

RIFLESSIONI SPARSE

  • Gli sguardi languidi di Tormund:

  • Come detto, poche settimane dopo Cagnaccio, ci lascia anche Estate (potremmo anche trovare un valore simbolico in questa morte). Ora rimangono solo Nymeria e Spettro.

  • E salutiamo anche Max von Sydow, che dopo Star Wars: il Risveglio della Forza abbiamo avuto il piacere di vedere in un'altra grande produzione.

  • L'unico modo per evitare che Ramsay uccida qualcuno è quello di non dargli alcuna scena.

  • Bel momento quello con cui Edd accetta con sorpresa e riluttanza di diventare il Lord comandante. È il 999esimo a ricoprire questa carica, e a questo punto siamo curiosi di sapere se la serie arriverà al millesimo.

  • A quanto pare la serie ha deciso di tagliare il personaggio di Victarion. È una scelta in linea con altre prese nelle scorse stagioni, dove si è tagliato quando possibile.

  • Così come in Lost nessuno ci spiegava chi era la donna che viveva sull'isola prima dell'arrivo di Jacob e suo fratello, allo stesso modo non dovremmo scoprire nulla di più sull'uomo che era il Re della Notte. Era una persona qualunque, che è anche un'idea più in linea con la filosofia della serie.

  • Il finale scatenerà molte discussioni su paradossi temporali, predestinazione, funzionamento dei poteri, menti possedute. Come per i tanti discorsi sulla collana di Melisandre, alla fine credo che il senso emotivo e i risvolti psicologici della scena abbiano più importanza del ricostruire con attenzione come e perché è avvenuto un certo fatto.

La sesta stagione di Game of Thrones va in onda su Sky Atlantic HD la notte tra la domenica e il lunedì alle 3:00 in simulcast con la HBO, e successivamente in replica alle 22.10 del lunedì in lingua originale sottotitolata. Da lunedì 2 maggio alle 21.10 la serie debutterà in Italiano su Sky Atlantic HD e sarà disponibile su Sky On Demand e Sky Online.

Per confrontarvi con altri appassionati della saga, vi segnaliamo la pagina Game of Thrones – Italy.

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