Game of Thrones 5x07 "The Gift": la recensione

Arrivati al settimo episodio di Game of Thrones cambia il destino di alcuni dei personaggi principali

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Spoiler Alert
Mentre Tyrion e Jorah giungono infine al termine del loro lungo e difficile viaggio con un incontro a lungo atteso e desiderato, ad Approdo del Re la poco lungimirante regina Cersei cade dalle nuvole nel momento in cui i suoi miseri giochi di potere rivelano un oscuro rovescio della medaglia. Nella scelta tra questi due momenti la scrittura privilegia il secondo come climax e chiusura di The Gift. A parere di chi scrive, è una scelta che manca completamente il bersaglio e che ripete per certi versi l'errore compiuto la scorsa settimana. Ancora una volta il fatto viscerale, ma anche molto prevedibile, che viene preferito alla meraviglia della scoperta e alla tensione del momento, l'orrore e la depravazione preferiti allo stupore del racconto. Si sa, Westeros non è un paese per vecchi, nel senso che ad eccezione del compianto maestro Aemon, la crudeltà e la morte violenta in giovane età la fanno da padroni, ma se questa quinta stagione di Game of Thrones sta prestando il fianco a più critiche, è anche perché si è perso qualcosa del fascino della storia.

Certo, la decapitazione di Ned, le famigerate Nozze Rosse, la morte di Oberyn e mille altri momenti, tutti egualmente crudeli e ingiusti, pregni di quell'indifferenza verso il politicamente corretto che nell'ultimo episodio ha indignato oltreoceano qualcuno che ha evidentemente iniziato a guardare Game of Thrones solo la settimana scorsa. Sono stati momenti straordinari, climax perfetti, ma non commettiamo l'errore di credere che lo fossero solo per la loro violenza e brutalità. Lo erano anche e soprattutto perché rappresentavano un momento di rottura con il normale equilibrio della storia. Non è l'uccisione di una donna incinta a muovere la discussione, ma il fatto che ogni colpo inferto blocca un meccanismo che, consapevolmente o no, nella nostra mente credevamo sarebbe durato a lungo, perché le storie ci hanno abituato a questo.

Ora, lo stupro di Sansa o soprattutto l'incarcerazione di Cersei non sono momenti da nulla, e certamente avranno un loro seguito, ma sono comunque più coerenti con la forma del racconto. L'incontro tra Daenerys e Tyrion lo era altrettanto, ma è una scena che spezza di più l'equilibrio della serie, che gioca sul fascino tra due dei migliori personaggi della serie, un'esplosione le cui conseguenze ci porteremo dietro fino alla fine della saga. E considerati anche tutti i grossi limiti della storia degli Sparvieri (salvata a più riprese dal carisma di Jonathan Pryce), è un ulteriore peccato il fatto che non sia stato inserito in coda alla puntata. È un semplice scambio tra due momenti, ma forse è anche emblematico del cambiamento di rotta nel racconto della storia.

Il resto consiste nello sprofondare ancor più nel pietismo per quanto riguarda la storyline di Sansa che, evidentemente secondo gli autori non abbastanza provata dalle ripetute violenze di Ramsay, deve subire l'ennesimo tradimento da parte di Reek e, in un momento che rievoca troppo da vicino la scena in cui Joffrey la portò a vedere la testa impalata del padre, deve piangere di fronte al cadavere scuoiato di una serva fedele. Ma al di fuori del castello l'inverno, Brienne e Stannis stanno arrivando. Soprattutto quest'ultimo che, come era facilmente intuibile dopo la tenera scena con Shireen di alcune puntate fa, si trova a dover scegliere dopo che Melisandre gli chiede un ennesimo sacrificio, il più difficile di tutti.

Stannis ha guadagnato molti punti nelle ultime settimane, un po' per l'oggettiva mancanza di alternative più simpatiche (il che è tutto dire), un po' per la sua fermezza e giustizia. Quest'ultima scelta lo mette in una condizione di grande difficoltà, dentro e fuori dalla storia. Se accetta perderà moltissimo sul piano umano, se rifiuta verrà altrettanto penalizzato nell'imminente scontro con i Bolton. La sua condizione è molto simile a quella di Robb al momento della sconfitta: lontano da casa, abbandonato da buona parte dell'esercito, determinato a fare ciò che è giusto invece di ciò che potrebbe aiutarlo a vincere. Per lui non si mette affatto bene.

È comunque una puntata aperta su moltissimi fronti, quasi nessuno veramente determinante. La regina di Spine per la prima volta viene zittita su un argomento, ma potrebbe trovare un alleato in Ditocorto, come già accaduto in passato. Il minutaggio eccessivo riservato a Sam e Gilly rimane un mistero. Dorne continua a veleggiare tra lo sconclusionato e l'inutile: una volta il nudo era funzionale all'esposizione, ora avviene il contrario. Intanto echi fortissimi del Gladiatore ci raccontano l'atteso incontro tra Daenerys e Tyrion. Cinque anni per arrivare a questo scontro tra personalità appena sfiorato dai romanzi. Siamo al settimo episodio e forse per la prima volta quest'anno la serie ha dato la sensazione di aver fatto un netto passo in avanti. D'ora in poi la serie sarà sola in questa vicenda, speriamo che sappia camminare sulle sue gambe.

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