Game of Thrones 3x02 "Dark Wings, Dark Words": la recensione

In una puntata che per certi versi si allontana dai romanzi, la serie ci racconta il tema della sopravvivenza

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Soundtrack: Within Temptation - Forsaken

Chi è costretto a terra sogna di volare come un corvo, chi può solo camminare sogna di correre come un lupo, chi non riesce nemmeno a reggersi in piedi sogna un paio di gambe come un bambino qualunque: ma cos'è tutto questo di fronte alla perdita della propria famiglia, della propria casa, della propria giovinezza, e perché non dovrei scambiarlo per la semplice illusione di un minuto, uccidere con una freccia il corvo che qui mi ha portato per non dovermene mai più andare? Ma non posso farlo, perché il corvo sono io stesso... il sogno finisce, il terzo occhio si chiude e Bran si sveglia per continuare a sopravvivere nelle terre del Nord. Perché questo è il tema di "Dark wings, dark words", seconda puntata della nuova stagione di Game of Thrones: la sopravvivenza ad ogni costo, la nostra e quella delle persone a cui teniamo.

Mentre i palazzi e i castelli continuano a crollare (quanto è impressionante Grande Inverno in cenere nella sigla?) l'avventura si sposta sempre più on the road mentre gli intrighi di palazzo lasciano – ma non completamente – il posto alle dinamiche della guerra. Ancora una volta dunque immaginiamo che la grande stella nella opening intorno alla quale si affrontano un lupo, un leone, un cervo e un drago sia una lente d'ingrandimento puntata su Westeros, e scopriamo, con qualche disappunto, come sono state trattate le ultime storyline che mancavano all'appello della scorsa settimana.

Il fumo di Grande Inverno conduce Bran, Rickon, Hodor e Osha a Nord, verso la Barriera, lontani (almeno secondo quanto credono loro) dalla guerra. Dal sogno alla realtà, ecco manifestarsi Jojen e Meera Reed, figli di un alfiere degli Stark e determinati, seguendo quanto da loro prescritto in sogno, a proteggere Bran e gli altri. Se nel romanzo originale l'introduzione dei due personaggi seguiva uno svolgimento molto più delicato e in linea con la narrazione, ponendo i due alla fortezza degli Stark al momento dell'assedio e coinvolgendoli nella fuga del gruppo col quale già erano entrati in confidenza, la scrittura della serie ha optato per un incontro più schematico e per certi versi forzato. Un conto è infatti porre quello che diventerà – lo intuiamo nella puntata – una sorta di mentore e guida per Bran in una certa situazione per costruirne la figura a poco a poco e poterlo sfruttare bene più avanti, un altro è introdurlo in maniera così brusca e quasi ad hoc. Un peccato, anche considerando che la serie in passato è stata perfetta nel saper "vedere lungo" con la caratterizzazione dei propri personaggi per farla esplodere al momento opportuno (Theon è il caso più emblematico). Fatte queste considerazioni, e tenuto anche conto di quanto fosse difficile aggiungere anche questa sottotrama ad una seconda stagione già densissima, va dato merito alla puntata di saper illuminare bene i nuovi personaggi nelle tre scene a loro dedicate e di recuperare parte della strada perduta.

La strada perduta è anche quella di Arya, l'altro grande atteso ritorno della puntata, che, persa insieme ai compagni sulla strada verso la fortezza dei Tully (la famiglia di sua madre) in cerca di protezione, si imbatte nella Fratellanza senza Vessilli. Naturale risvolto di una guerra, soprattutto di una con così tanti contendenti, il gruppo (che per certi versi ricorda i fuorilegge di Robin Hood) guidato da Thoros di Myr non rappresenta alcuno schieramento in particolare, ma viaggia attraverso i campi di battaglia facendo scorribande. Dopo le bellissime scene della seconda stagione che lo vedevano confrontarsi con Tywin Lannister, il personaggio di Arya è uno dei più forti, solidi e meglio raccontati della serie e anche qui si conferma alla grande. Sorpresa finale: il Mastino, fuggito dalla battaglia delle Acque Nere, è finito nelle mani della Fratellanza e ha riconosciuto Arya, interrompendo bruscamente il suo viaggio.

E allo stesso modo si interrompe quello di Brienne e Jaime verso Approdo del Re, che probabilmente è il miglior segmento della puntata. L'alchimia tra i due funziona benissimo, c'è lo scontro/incontro tra due personalità molto diverse ma anche molto simili nel celare con l'armatura la loro debolezza interiore (dalle smorfie di Brienne quando si parla di Renly a quelle di Jaime umiliato nel combattimento) e in poche scene viene condensata una parentesi che nei romanzi sfociava spesso nella ripetitività (stavolta l'adattamento ha funzionato). La Casa di Bolton, con l'uomo scuoiato nello stemma, collega dunque questa vicenda a quella di Theon che, al contrario dei romanzi, non scompare ma vediamo prigioniero e torturato.

Protezione e sopravvivenza ad ogni costo, dicevamo: ed eccolo quindi sviluppato questo tema che al volo sulle ali di un corvo vediamo legare intimamente i destini dei Guardiani della notte, con Sam nella neve pronto a morire e il suo capitano a proibirglielo, e poi ancora più a sud, volando oltre la Barriera, fino all'accampamento dove Catelyn, sempre più devastata dalla guerra, non può far altro che rivolgersi agli dei affinché proteggano i suoi figli e ancora, senza fermarsi fino alla Capitale, con il dialogo (un pò forzato, eccessivo e out of characters a dire il vero, peggiore scena della puntata sicuramente) tra Tyrion che vuole tutelare Shae e quest'ultima in soccorso di Sansa, nel frattempo interrogata da Margaery e dalla pungentissima Regina di Spine, anche loro decise a proteggersi dal Re. E proprio perfetta è Margaery nella scena che la vede confrontarsi con lo psicopatico guerrafondaio Joffrey e che prosegue quella caratterizzazione del personaggio iniziata mostrandola cortese verso il popolino.

C'è la morte, la sofferenza, la distanza, ma c'è anche la voglia di vivere, di sopravvivere assieme e di ritrovarsi dopo la tempesta. Per quanto riguarda la serie invece c'è la voglia di mettersi in gioco, di confrontarsi con una trasposizione difficilissima, di prendere le proprie decisioni, a volte sbagliando, a volte riuscendo, ma sempre con la voglia di proteggere e far sopravvivere la propria personale visione.

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