Galavant (seconda stagione): la recensione

Recensione della seconda (forse ultima) stagione per Galavant, la fiaba musical in onda sulla ABC

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Contro ogni logica previsione e gli ascolti sempre più bassi, la ABC ha deciso di non concludere Galavant con quel finale apertissimo che aveva chiuso la prima stagione, rinnovando il prodotto per una seconda annata, addirittura con due puntate in più. È così che sul piccolo schermo è tornata per dieci episodi l'esperienza unica di questa comedy-musical-parodia-fiaba che lo scorso anno, pur senza conquistarci del tutto, ci aveva divertito. Al momento attuale, il destino della serie è appeso a un filo sottilissimo, e in effetti non sono molte le possibilità di un ulteriore rinnovo. Peccato, perché di fronte agli ascolti dimezzati rispetto allo scorso anno la serie ha più che raddoppiato in godibilità, confermandosi settimana dopo settimana come un piacevolissimo intrattenimento, sempre demenziale, ma capace di sviluppare un intreccio sorprendentemente interessante.

Il recap canterino ci riporterà esattamente al punto in cui eravamo rimasti, con Galavant (Joshua Sasse) e Richard (Timothy Omundson) imbarcati sulla nave dei pirati. Il primo deve salvare Isabella (Karen David), prigioniera e promessa sposa al cugino di 11 anni, mentre il secondo deve affrontare le conseguenze della perdita del potere, causate dal tradimento di Madalena (Mallory Jansen) e del suo ex migliore amico Gareth (Vinnie Jones). Tornano ovviamente i comprimari storici come lo scudiero Sid (Luke Youngblood), il cuoco Vincenzo (Darren Evans), la serva Gwynne (Sophie McShera), il giullare narratore (Ben Presley). Non saranno molti i regular aggiunti in corso d'opera quest'anno, ma su tutti vanno citati Roberta (Clare Foster), che accompagnerà i protagonisti nel viaggio e diventerà un personaggio molto importante per Richard, e Chester Wormwood (Robert Lindsay), il mago oscuro e wedding planner (ebbene sì), vero antagonista della stagione.

Ancora una volta le canzoni dello storico compositore Disney Alan Menken, in collaborazione con Glenn Slater, ci accompagnano nel corso della visione. Fanno da sfondo a una vicenda che quest'anno ha staccato nettamente in qualità quanto visto lo scorso anno. Galavant rimane una serie molto episodica, soprattutto nella prima parte di stagione, ma tutto avviene in funzione di un intreccio più sviluppato, più curato, più coinvolgente. Non c'è più solo l'accumularsi di eventi in fondo non troppo interessanti, come giustificazione per numeri musicali e parodie di elementi classici da fiaba. Conosciamo meglio i personaggi, li sentiamo più vicini, vogliamo effettivamente seguire il proseguimento della storia.

Intendiamoci, è una storia che naturalmente non offre particolari colpi di scena, che punta sul sicuro e sul già visto nello sviluppo, in cui l'unico elemento di sorpresa in fondo è rappresentato dal fatto che, puntata dopo puntata, il vero protagonista diventerà Richard (è impossibile non affezionarsi a lui, anche grazie al gran lavoro di Timothy Omundson). Sempre divertenti i camei occasionali, sui quali la serie stessa, sempre molto autoconsapevole (soprattutto nel fare continuamente il verso a Game of Thrones), scherza nel finale: Hugh Bonneville, Weird al Yankovic, Kylie Minogue, Nick Frost, Eddie Marsan, Sheridan Smith.

Non si poteva pretendere di più da una serie dalle premesse – parliamo di stile – così particolari. Leggera, divertente, coloratissima e piuttosto adorabile.

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