La recensione di Il futuro in un bacio, su Netflix dal 3 marzo
Il titolo potrebbe ingannare, eppure
Il futuro in un bacio non è la commedia romantica qualunquista e melensa che si potrebbe pensare. In un certo senso questo film diretto da
Alauda Ruiz de Azúa e scritto da
Cristóbal Garrido e
Adolfo Valor di classico ha tantissimo: la retorica del “trovare l’amore nelle persone più impensabili”, lo svolgimento, i personaggi genericamente abbozzati. Ciò che tuttavia rende
Il futuro in un bacio una piacevolissima visione è la sua premessa surreale (che permette un po’ di situazioni interessanti e divertenti), la scioltezza dei dialoghi, alcune idee di messa in scena. Lo svolgimento non sarà altrettanto bello quanto la prima parte (si perde delle belle occasioni di fare cose veramente originali) tuttavia a
Il futuro in un bacio va riconosciuta l’accortezza di voler fare nella sua semplicità un lavoro davvero curato.
Siamo a Madrid e il protagonista è Javier (Álvaro Cervantes), un giovane editore squattrinato ma affascinante che ha un talento surreale: poter vedere il futuro di una relazione dal primo bacio. Grazie a questa sua “dote” Javier non ha mai sofferto per amore e, parimenti, non ha mai trovato la donna della sua vita. Le cose si complicano per Javier quando bacia la ragazza del suo migliore amico (Silvia Alonso) e vede con lei un futuro meraviglioso: il suo dilemma sarà allora gestire il presente con la consapevolezza del futuro e tutte le pressioni che questa previsione comporta, trovando in una barista scatenata (Susana Abaitua) una preziosa alleata.
I
l futuro in un bacio inizia benissimo, con un’ottima sequenza che in poche mosse spiega personaggio, premessa e conflitto.
Álvaro Cervantes con le sue espressioni un po’ perse e confuse e il mood da intellettuale disinvolto con cui la regista lo mette in scena sembra davvero perfetto per il ruolo: con un personaggio centrato in pochi minuti, il film trova poi una serie di situazioni e tempi comici che ricordano non poco le commedie newyorkesi di Noah
Baumbach (certamente qui più infiocchettate) - quella stessa generazione persa in sé stessa, l’assurdità di certe dinamiche, la visione economica dell’amore e delle relazioni. Qui c’è certamente mero ironia e meno intellettualismo di
Baumbach, però
Il futuro in un bacio riesce, almeno nella prima parte, a divertire altrettanto.
È un vero peccato che, per una singola scena, il film diventi all’improvviso totalmente prevedibile. Da lì inevitabilmente si perde la magia e il film stesso sembra sedersi comodo su una poltrona in attesa che il finale arrivi da solo. Un vero peccato, che tuttavia non toglie al film la sua piacevole leggerezza.
Siete d’accordo con la nostra recensione di Il futuro in un bacio? Scrivetelo nei commenti!
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