...E fuori nevica, la recensione
Non c'è molto di diverso dal solito in ....e fuori nevica se non un improvviso cambio di registro, una virata sul tragico che poi, regolarmente non si concretizza
In questo caso la morte della mamma costringe il protagonista della storia a lasciare il suo fallimentare lavoro di musicista sulle navi da crociera per tornare a casa e aprire il testamento. A casa trova i suoi due fratelli, uno matto e l'altro che ha imparato a conviverci, non ama stare con loro ma dovrà farlo se vuole ottenere la sua parte di eredità. Il racconto del lavoro sulla nave, lo scontro casalingo con ritmi della vita dei due fratelli, le difficoltà nel portare a termine le carte necessarie per avere l'eredità e anche un tentativo di romance con la vicina di casa, non c'è niente di inserito nel flusso della narrazione, tutto è concepito come una gag slegata dal resto. Sono convinto che sarebbe possibile separare le singole scene dei molti film di Salemme e mescolarle tra loro per crearne uno nuovo e la fluidità non sarebbe diversa da quella delle sue normali produzioni.
A fronte di tutto questo l'insulto finale è come ...e fuori nevica, fin dal titolo, ma soprattutto fin dall'inizio della sceneggiatura, miri alla più ricattatoria delle scene madri. Ed è quasi peggio il fatto che poi, una volta arrivato lì, non abbia la voglia, il coraggio o anche solo la coerenza di chiudere il film su quella nota che preparava fin dall'inizio, ma di fargli seguire un secondo epilogo molto posticcio, molto conciliante e tranquillizzante.