Fuori controllo - La recensione

Un padre vede la figlia uccisa davanti ai suoi occhi, apparentemente in un tentativo di farlo fuori. Remake di un'importante miniserie inglese, con un buon ritmo, ma con un Mel Gibson non pienamente convincente...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

Titolo Fuori controllo
RegiaMartin Campbell
Voci originali
Mel Gibson, Ray Winstone, Danny Huston, Bojana Novakovic, Shawn Roberts, David Aaron Baker
uscita19 marzo 2010 La scheda del film

Come realizzare un remake, specialmente se il regista della nuova versione era anche quello dell'originale? Martin Campbell, nel passaggio dall'acclamata miniserie inglese degli anni ottanta (di cui vi abbiamo parlato recentemente) a una nuova pellicola ambientata negli Stati Uniti, fa la cosa più intelligente: non si ripete e cambia decisamente registro.

Dove il prodotto televisivo originale era molto secco e asciutto (nelle interpretazioni, nei dialoghi e nelle scene d'azione praticamente inesistenti, magari anche per limiti di budget), qui siamo nel campo di un thriller più canonico, con i suoi punti di forza e le relative debolezze. In effetti, di fronte a un lavoro misurato come quello, qui assistiamo a una spettacolarizzazione decisamente maggiore e addirittura (sorpresa!) con un finale più ragionevole (anche se sempre un po' eccessivo e letteralmente 'fuori controllo'). Insomma, da una partita a scacchi tipicamente inglese passiamo a un energico giro sulle montagne russe-americane.

Così, Campbell decide di sfruttare tutti i mezzi a sua disposizione, che si tratti di flashback con la videocamera o di inseguimenti automobilistici vorticosi. La tensione e gli scontri ovviamente aumentano, così come i tempi sono più contratti e adatti al mezzo cinematografico. In tutto questo, non poteva mancare la fotografia del fedele collaboratore Phil Meheux, decisamente più patinata e satura di colori di quanto forse fosse necessario (anche se, osservando la bellissima immagine di apertura, dà anche dei buoni frutti). Limitato invece l'utilizzo delle visioni del protagonista, che rischiavano di scivolare nel ridicolo e che vengono per fortuna tenute a freno.

E a proposito di protagonista, il ruolo di Mel Gibson mette insieme perfettamente pregi e difetti del film. Siamo di fronte a un personaggio alla Lee Marvin o Jean-Paul Belmondo nei polar di Melville, un uomo pronto a tutto nella lotta per quello in cui crede. Da una parte, il suo aspetto è volutamente antispettacolare e sicuramente è interessante veder tornare l'attore in un ruolo del genere dopo le polemiche che lo hanno visto coinvolto. D'altro canto, i momenti retorico-sentimentali sono sicuramente troppi e anche se comprensibili in una vicenda del genere, non funzionano come dovrebbero. In fin dei conti, la sensazione è che Gibson si potesse sfruttare meglio.

E se Danny Huston ormai è abbonato a certi ruoli (e forse ormai quasi uno spoiler vivente), la nota migliore del cast la aggiunge Ray Winstone, perfettamente calibrato in una parte misteriosa e affascinante, in cui le cose non dette risultano quasi più importanti di quelle evidenti. Insomma, abbiamo sicuramente bisogno di altri film adulti di questo tipo, ma speriamo la prossima volta di poter essere più entusiasti...

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