Funny People - La recensione

Un celebre comico scopre di avere una grave malattia, mentre un altro diventa suo assistente. Pellicola quasi autobiografica per Judd Apatow e Adam Sandler, molto bella nella prima parte, meno convincente nell'ultima ora...

Condividi

Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloFunny PeopleRegiaJudd Apatow
Cast
Adam Sandler, Seth Rogen, Leslie Mann, Eric Bana, Jonah Hill, Jason Schwartzman, Aubrey Plaza
Uscita16 ottobre 2009
La scheda del film  

Curioso. Un regista/produttore/sceneggiatore realizza alcune delle commedie più importanti degli ultimi anni, sia per risultati artistici che commerciali. Però, buona parte dei mass media continua a considerarlo semplicemente un realizzatore volgare e superficiale. Poi arriva Funny People, in realtà pieno di tantissime (e salutari) volgarità assortite. Ma visto che si pone l'accento su famiglia, figli, vita di coppia, come affrontare la morte, l'amicizia maschile, il potere e il successo, ecco che molti sembrano iniziare a prendere sul serio Judd Apatow.

Che in realtà queste cose le faceva già dalle sue seminali serie televisive Freaks and Geeks e Undeclared, ma che evidentemente non erano poste sufficientemente in primo piano. Di sicuro, Funny People è una riflessione ultrapersonale sulla vita di Apatow (basti dire che ci recitano in ruoli importanti la moglie Leslie Mann e le due figlie), ma anche su quella di Adam Sandler (quando il suo personaggio viene descritto in Funny People come "nei film non è così divertente come dal vero", i confini tra finzione e realtà sfumano completamente).

Insomma, un film dannatamente autoriale, quasi europeo verrebbe da dire. Nel senso che, se lo avesse fatto un regista europeo, probabilmente in America avrebbero urlato al miracolo. In realtà, diverse perplessità mostrate negli Stati Uniti sono assolutamente condivisibili, a cominciare dalla lunghezza, decisamente da autore con un grande potere in mano e ben deciso a sfruttarlo per arrivare a due ore e venticinque, che nell'ultima ora reggono veramente male.

Va detto che, per quasi un'ora e mezza, stiamo su livelli altissimi, da vette della carriera artistica di Judd Apatow (Superbad, direi, o Freaks and Geeks). Praticamente, non c'è una scena o una frase sbagliata, tutto fila come un treno. Quello che sembrava un difficile connubio tra comicità e dramma funziona benissimo, con un'evoluzione naturale della storia che mostra una qualità importantissima: la sincerità. Ogni cosa appare infatti credibilissima, anche si tratta di un mondo per noi distante e differente. Magari, c'è una certa autoindulgenza nel mostrare le star, anche se quasi sempre tutto avviene in maniera intelligente e originale.

Come nelle migliori puntate di Seinfeld (serie citata proprio all'inizio di Funny People), il connubio tra storia e cabaret funziona alla perfezione, anche grazie a una regia attenta ed elegante. Difficile scegliere tra tanta ricchezza i momenti migliori, tra la fantastica convention di MySpace o i dialoghi deliranti dei tre coinquilini aspiranti star. Il tutto, portando avanti delle riflessioni intelligenti sul ruolo della comicità. E con un linguaggio talmente particolare e stralunato, pieno di riferimenti non facilmente comprensibili al pubblico italiano medio, da rendere l'adattamento un mezzo incubo.

E Adam Sandler è assolutamente perfetto, in quella che è senza dubbio la miglior prova attoriale della sua vita (e non mi citate Paul Thomas Anderson, ve ne prego, visto che il sottoscritto detesta Punch-Drunk Love), in cui riesce a essere divertentissimo e incredibilmente misurato nello stesso film, dove peraltro, come detto, si parla chiaramente della sua persona. Ma tante scelte del cast sono azzeccatissime, come per esempio Jason Schwartzman (ultimamente un po' indisponente in diversi ruoli) o Eric Bana (in una parte decisamente autoironica per un interprete australiano). E anche il maggior ruolo femminile, quello di Leslie Mann, non sembra una concessione 'nepotistica'.

Insomma, per un'ora e mezzo pensi veramente di trovarti di fronte al nuovo James L. Brooks, in grado di piacere sia a chi ama una comicità più diretta che agli appassionati di storie sofisticate. Il problema è che dopo quest'ora e mezza, il film sembra veramente concluso e non hai l'impressione che possa minimamente andare avanti. Devo dire che mi era successo anche con Changeling e questo non mi impedito di considerarlo il miglior film del 2008 grazie alla particolare e affascinante strada intrapresa.

Tuttavia, qui la strada scelta, anche se non disastrosa, non è particolarmente fortunata. Intanto, la storia si dipana in maniera poco convincente e soprattutto prevedibile, con due o tre scelte di sceneggiatura talmente scontate da sorprendere in negativo. L'impressione è che si sia voluto puntare sulla carta dei sentimenti per dimostrare una profondità che, in realtà, era già ben presente prima in maniera più sottile.

Chiaramente, poi, gli ultimi 15 minuti sono frutto di dolorosi tagli al montaggio (si parlava anche di una versione di 3 ore e 45 minuti), tanto che il finale lascia veramente l'amaro in bocca per come è tirato via e irreale. Purtroppo, in tutta questa durata, la cosa incredibile è che i rapporti personali tra i protagonisti non vengono sviluppati a dovere. Magari, quello tra Sandler e Rogen può anche essere stata una scelta coerente, ma quello tra la star e la sua ex fiamma francamente convince poco, soprattutto per quanto riguarda le loro scelte. Di sicuro, il personaggio di Seth Rogen è quello che sembra scritto peggio e di cui fatichiamo a capire le decisioni...

In conclusione, una pellicola a due volti, comunque da consigliare, ma che avrebbe potuto sfiorare il capolavoro ed entrare nella mia top ten annuale. Così, 'solo' un piacevole e divertente film...

Continua a leggere su BadTaste