Fumer Fait Tousser, la recensione | Cannes 75

Il nuovo film di Quentin Dupieux sembra aggregare pezzi di storie non utilizzati, facendo il minimo sforzo per dare un senso alla sua demenzialità

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Fumer Fait Tousser, il film di Quentin Dupieux presentato a Cannes

Cosa rimane a Quentin Dupieux quando finisce le sue idee assurde e spesso divertenti? Pochissimo. Forse solo la disposizione degli spettatori di buona volontà a scrutare i film nella convinzione incrollabile ci sia molto di più di quel che sembra. Fumer Fait Tousser, con 20 minuti di gran divertimento all’inizio, 10 di buone invenzioni alla fine e niente in mezzo, metterà alla prova anche loro.

Al centro di tutto c’è la Tobacco Force, un gruppo tipo Power Rangers che incontriamo mentre combatte un classico cattivo da Super Sentai, un tartarugone che è palesemente un uomo in un costume. I 5 eroi rappresentano ognuno un ingrediente delle sigarette, insieme li sparano tutti contro la tartaruga causandogli così tanto “cancro” da farla esplodere in un eccesso di sangue. Tutto sotto gli occhi di un bambino entusiasta e fan di questo gruppo di eroi che gli chiederà una foto (tutti sporchi di sangue di tartaruga gigante) non curante della violenza testimoniata. Entra in scena poi il loro capo, una specie di pupazzo come quelli Italia Uno a forma di topo bavoso e pieno di donne, che li manda in un ritiro prima di combattere il perfido Lizardin. Qui il film si ferma e iniziano tre storie dentro la storia, raccontate da alcune persone, storie che non hanno niente a che vedere con la trama principale che torna per un finale giustamente assurdo.

Come già visto in passato e soprattutto in Mandibules - Due uomini e una mosca, l’umorismo con oggetti di scena o pupazzi è l’ideale di Dupieux, qui lo unisce ad una presa in giro degli show televisivi perché le storie nella storia sembrano parodie di Ai confini della realtà. E fa molto ridere. Ma finisce qui. Non c’è un’idea a sorreggere queste trovate, né c’è un briciolo di amore per quel tipo di show o di audiovisivo, anzi! Ad andare a scavare (con buona volontà) si potrebbero trovare tracce di un’idea corrosiva contro il cinema di supereroi. Ma ogni ipotesi è buona, come anche nessuna, tanto poco il film fa per dare un senso alla sua assurdità. Forse la Tobacco Force sono la parodia degli Avengers, solo dalla violenza sottile esagerata e mascherata da storie sceme? Forse quel tipo di cinema è tossico come le sigarette? Forse sono prodotti di multinazionali, armi del sistema come le sigarette? (che fatica!).

E quella è la parte migliore! Nelle storie che occupano il corpo principale del film va peggio, si respira la classica freddezza dei film di Dupieux (una che era stranamente assente da Mandibules), in cui si fa sempre fatica ad entrare completamente e davanti ai quali si può solo sperare di ridere con i suoi spunti originali. Tolti quelli non rimane niente. Quando non ha idee demenziali da sfruttare Dupieux non ha niente e sembra non rassegnarsi a questo, tanto che questa volta ha confezionato un film che unisce stimoli e stili diversi, come se stesse unendo idee e scarti rimasti inutilizzati nel suo cassetto. E va bene così lo stesso. Almeno a lui.

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