Fuga da Reuma Park, la recensione
Il trio celebra se stesso e una stagione della tv decontestualizzando i suoi vecchi personaggi, ma Fuga da Reuma Park riesce solo a svilire le vecchie idee
Fuga da Reuma Park ha tutte le caratteristiche dell’avventura in stile Aldo, Giovanni e Giacomo pompate al massimo, ne ingloba sia il consueto sogno di fuga all’estero, in paradisi tropicali dove trovare una pace che non c’è qui, sia le caratteristiche estremamente teatrali, surreali e immaginifiche (tutto ad un livello molto basso).
Come nello storico Tre Uomini e una Gamba ci sono alcune fughe dalla trama, con deviazioni frutto di sogni o di trasmissioni televisive (ad un certo punto vediamo proprio un estratto sano di un loro popolare sketch televisivo). Ma al contrario di quell’esordio al cinema fulminante manca la capacità di adattare la loro comicità alla scansione dei film e al ridere in sala.
In più lungo tutta la trama pretestuosa (i tre devono fuggire da questo parco casa di cura per andare in Brasile con una barchetta partendo dai navigli), artificiosamente vediamo comparire tutti i personaggi sviluppati in tv, con particolare enfasi su quelli di Mai Dire Gol.
Stupisce tantissimo il totale nonsense dimenticato di alcuni (gli animali, Vomitino, Tafazzi, Rolando…), stupisce quanto non funzionino al cinema, fuori dalla logica del flusso di una trasmissione tv, privi della voce fuoricampo (ne risente soprattutto la parodia di All’ultimo minuto).
Operazione nostalgia (di se stessi) pessima, film che non è davvero un film ma uno showcase di vecchie idee su un impianto teatrale, Fuga da Reuma Park è insalvabile, noioso e trasforma in non divertenti tutte quelle trovate che una volta erano esilaranti.