Frost/Nixon
Dopo le dimissioni da presidente per il Watergate, Richard Nixon si fa intervistare da uno strano presentatore inglese. Una parte centrale un po' debole, ma comunque un film notevole, con un ottimo Frank Langella...
Recensione a cura di ColinMckenzie
TitoloFrost/NixonRegiaRon Howard CastMichael Sheen, Frank Langella, Kevin Bacon, Sam Rockwell, Oliver Platt, Rebecca HallUscita6 febbraio 2009La scheda del film
Si potrà dire quello che si vuole sul cinema americano contemporaneo (e io ultimamente non sono stato molto benevolo), ma francamente la capacità di trasportare su pellicola qualsiasi cosa (e magari con buoni risultati, altrimenti siamo bravi tutti) ha dell'incredibile. Pensate a un film italiano che verte su una serie di interviste: ce la fate? O state già dormendo? Bene, Frost/Nixon è proprio questo e non c'è assolutamente da aver paura, perché per quasi due ore vi terrà inchiodati alla poltrona, a parte qualche sporadica caduta, in un film ovviamente da vedere (se possibile) in originale.
Ma, va detto subito, ad accompagnarci sono due attori in stato di grazia. Frank Langella è al momento tra i favoriti per l'Oscar come miglior attore protagonista, grazie a un'interpretazione assolutamente sorprendente. Se all'inizio sembra un po' manieristico, cresce con il passare del tempo, fino ad arrivare a due scene sensazionali: una telefonata che è una confessione notevole di tutto quello che passa dentro il cervello di Nixon (oltre che un'analisi importante della sua vita e delle sue scelte) e ovviamente l'ultima, fondamentale sessione di interviste. Non è importante sapere se Langella rende Nixon un personaggio simpatico o meno, ma il fatto di provare qualcosa di forte per un uomo considerato (forse eccessivamente, d'altronde almeno lui non si è comprato le elezioni come accusa di aver fatto a Kennedy) il simbolo della peggior politica.
Ovvio che non mancano anche importanti e notevoli ruoli di supporto. Se Oliver Platt ha il momento più divertente (una fantastica imitazione di Nixon), è Kevin Bacon che emerge nettamente, in ruolo che rischia spesso lo stereotipo, ma che l'attore incarna in maniera molto convincente.
Peccato che il film, dopo una fase preparatoria avvincente (se pensavate che fosse difficile rendere cinematograficamente interessanti delle interviste, che dite della preparazione?), abbia una ventina di minuti nel secondo atto decisamente non all'altezza e che coincidono con l'inizio delle sessioni di interviste. Nulla di drammatico, ma decisamente una caduta che è normale rimpiangere. Per il resto, va dato atto a Ron Howard di aver diretto un film assolutamente non facile, che alterna bei momenti brevi da falso documentario (unico dubbio: visto che i personaggi parlano evidentemente molti anni dopo i fatti rappresentati dalla pellicola, perché mantengono lo stesso aspetto?) alla ricostruzione storica da pellicola tradizionale. A dire il vero, non sembra neanche un film dell'ultimo Ron Howard per la misura e la maturità dimostrate. Speriamo che la scia positiva prosegua anche con Angeli e demoni...