From Scratch - La forza di un amore (miniserie): la recensione

In un'Italia da cartolina, From Scratch racconta una love story italoamericana mettendo al centro il cibo e stemperando ogni asperità

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La nostra recensione di From Scratch - La forza di un amore, miniserie disponibile su Netflix dal 21 ottobre

Un vecchio meme sul web ironizzava sul fatto che spesso, nei libri di scuola, si racconta di come i grandi artisti della Storia italiana avessero seguito la propria vocazione contro la volontà dei genitori, che avrebbero preferito indirizzarli a studi di giurisprudenza. La protagonista di From Scratch si trova, forse inconsapevolmente, nella medesima condizione: intenzionata a fare carriera come pittrice, coltiva il suo sogno mentre il padre vorrebbe che diventasse avvocato, con la (consueta) scusa che il campo artistico non garantisce entrate sufficienti e sicure. Il suo destino non sarà però quello di diventare un nuovo Michelangelo, ma di trovare una storia d'amore grande come la sua passione.

From Scratch: tra il potere del cibo e un'Italia da cartolina

La nuova miniserie Netflix vede Zoe Saldana nei panni di Amhale 'Amy' Wheeler, una studentessa di origini texane che si reca a Firenze per studiare pittura in un rinomato atelier. Si dichiara interessata solo alla carriera, ma le basterà incrociare in strada Lino (Eugenio Mastrandea), cuoco di origine siciliana, per innamorarsene perdutamente. Scoccata la scintilla, e terminato la parentesi italiana della ragazza, i due decideranno così di spostarsi a Los Angeles, dove cercheranno di proseguire le loro rispettive carriere tra diverse difficoltà. Unita nel matrimonio, la coppia sarà poi messa dura prova dalla malattia a cui va incontro l'uomo.

Cibo e pittura sono dunque i due cardini della serie, due manifestazioni artistiche che i protagonisti continuano a inseguire come fonte d’amore e d’espressione di sé. Ma anche simbolo dell’Italia ritratta e modo in cui il nostro Paese arriva negli States. A Los Angeles Lino porta molto della sua terra, tra il lavoro in un ristorante italiano, l’immancabile vespa per sportarsi e la nostalgia per le partite di calcio della Nazionale a cui non può assistere. Seppur superficialmente, la serie ritrae uno scorcio di abitudini viste come sane e buone, uno spiraglio di sapore e bellezza nel grigiore della metropoli. Ed è focalizzandosi in particolare sull’aspetto culinario che From Scratch racconta anche del gusto come attitudine alla vita, delle diverse tradizioni da cui nascono divisioni iniziali superate poi dal potere della tavola di unire. Per quanto riguarda invece la dimensione artistica, questa è ben presto lasciata sullo sfondo dalla storia, che preferisce focalizzarsi sul lato privato della coppia.

Leggendo le recensioni della critica americana, che ha generalmente apprezzato lo show, è interessante constatare come si faccia poco riferimento a un elemento che forse colpisce di più noi: la rappresentazione molto convenzionale della Sicilia e dei suoi abitanti. La serie infatti gioca molto sullo scontro tra due realtà caratterizzanti: la famiglia texana e afroamericana di lei e quella siciliana e contadina di lui. Entrambe sono all’inizio riluttanti alla scelta di vita (sul piano professionale e sentimentale) dei due, ma poi, se non passerà molto che la prima venga meno alle proprie remore, la seconda invece farà molto più fatica. Il padre di Lino, infatti, ancorato alle tradizioni, non ha mai accettato che il figlio abbia primo decisa di abbandonare l’attività di famiglia (l’agricoltura) e poi di sposarsi senza il suo consenso, tanto da indurlo a non partecipare alla cerimonia. Anche quando poi nel finale le vicende si spostano proprio in terra sicula, non si va mai oltre il sole e il mare, le amiche pettegole, le feste religiose. Un microcosmo guardato sempre con un sorriso indulgente dallo sguardo "esterno", pronto ad accettarlo e a riderci su con bonarietà. E i momenti simpatici non mancano certo, se si accetta l’ingenuità con cui sono raccontati (perché la protagonista dice "babbo" se siamo in Sicilia?)

Una love story intensa ma troppo semplice

From Scratch sarà pure ispirato al libro di memorie di Tembi Locke, che racconta la sua esperienza, ma la storia che vediamo è tutta una favola. Lo è nel contesto, ma soprattutto nella love story tra i due protagonisti, che percorre tutte le consuete tappe dell'immaginario, tra un bacio sotto la pioggia, un "non posso" che diventa subito un "sì, lo voglio", alternanza tra lacrime e sorrisi. Così, se rimane la possibilità di farsi trasportare dalla loro relazione, dalla bontà dei sentimenti messi in gioco, stona un po’ il ricorso a facili escamotage (come la malattia che porta alla riappacificazione) che rende molte svolte narrative scontate. Il racconto ha inoltre la notevole tendenza a stemperare ogni asperità, a risolvere ogni conflitto prima ancora che possa veramente esplodere, nell’idea che la forza dell’amore possa superare ogni cosa. Tanto che molti degli 8 episodi non si concludono nemmeno con un cliffangher, un’attesa, un momento di tensione. I due protagonisti non hanno nemmeno il tempo di confrontarsi su un argomento spinoso che una dolce frase detta da uno di loro rimette tutto a posto. Una visione sicuramente rassicurante, ma fin troppo semplice.

A salvare la serie da una deriva troppo zuccherosa ci pensano però il tratteggio di alcuni personaggi di contorno. La sorella della protagonista Zora (Danielle Deadwyler), che seppur più giovane, è per lei fonte di sostegno e di saggezza, carica di un’ironia tagliente. La madre (Kellita Smith) che, dopo aver divorziato dal padre, si rifà una vita senza pregiudizi e peli sulla lingua. Figure riuscite quanto sacrificate sull'altare di un sentimentalismo intenso ma troppo prevedibile, che prende troppo spazio nella storia.

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