[Giffoni 2016] From Nowhere, la recensione

Un teen movie in cui i protagonisti sono clandestini a New York come From Nowhere, diventa di colpo un ibrido tra cinema europeo e americano

Critico e giornalista cinematografico


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Come si comporta il cinema americano quando si trova a mettere in scena una storia simile a quelle che siamo abituati a raccontare in Europa?
From Nowhere narra di tre ragazzi che, per motivi diversi, frequentano il liceo ma non hanno documenti. Sono arrivati negli Stati Uniti da paesi diversi e in diversi momenti della loro vita, ad unirli è il fatto che ora sono clandestini e se trovati in questa condizione dalle autorità verrebbero rimpatriati in luoghi in cui loro (e le loro famiglie) non vogliono stare. L'obiettivo è tenere un profilo basso, non essere fermati per strada, prendere il diploma e intanto preparare le carte per ottenere asilo politico così da accedere all'università e quindi ad un domani migliore. Per farlo ognuno deve tirare fuori il peggio della propria storia personale: violenze, galera, stupri, tutto quello che di più truce è accaduto a loro e alla loro famiglia può essere la chiave della loro salvezza per l'avvocato che li segue e la professoressa che li ha presi a cuore.
Ecco, allora come si comporta il cinema americano davanti ad un soggetto così europeo (ma anche così italiano)?

La risposta, dall'altra parte dell'oceano, è sempre il genere. From Nowhere, nonostante la sua durezza, è un teen movie da high school, un film che racconta in primis le disavventure scolastiche dei tre protagonisti. Uno ha una ragazza che vorrebbe che lui venisse con lei al college (ma non sa della mancanza di documenti), un'altra ha una situazione terribile a casa dove è praticamente schiavizzata mentre a scuola litiga con tutti, e la terza sembra invece condurre una vita idilliaca.
Ispirandosi più a The Breakfast Club che al cinema drammatico, From Nowhere trova la polemica sociale negli anfratti di una cornice nota (come è prassi per il cinema di genere), sfrutta figure archetipe come la preside o la buona professoressa, soprattutto alterna il domestico e lo scolastico nella maniera insegnata dai teen movie anni '80, anche se poi non ha minimamente quei tratti di commedia.
Il punto è che il genere per come lo conosciamo non è una gabbia ma una salvezza, non è un limita ma una maniera di inserirsi nei luoghi e nei personaggi.

In un universo che ci appare subito noto, accade così che ogni svolta inattesa sia uno scarto dalla regola, ogni peculiarietà sia una concessione dal genere che inevitabilmente attira attenzione senza però mai uscire dal tono e senza quindi mai peccare di incoerenza nei confronti della storia. From Nowhere ha in buona sostanza un equilibrio e una capacità di mantenere costante il ritmo che spesso il cinema d'autore europeo non riesce ad avere, e approcciando in questa maniera la materia trova paradossalmente anche un'empatia vincente. Quello che il cinema americano sembra sapere meglio di quello europeo dunque, è che un po' di retorica cinematografica in più e un po' di realismo in meno, anche in casi come questi, riesce a generare un coinvolgimento maggiore e ad avvicinare spettatori e storia narrata.

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