Fringe 5x10 "Anomaly XB-6783": la recensione
Tra estremi sacrifici e inaspettate rivelazioni, Fringe tira fuori un ottimo episodio in vista dell'imminente finale...
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Iniziamo dalla fine, da un montaggio strabiliante, malinconico e delicato che, con una carezza, ci porta alla, più o meno sorprendente, rivelazione tanto attesa: Donald è September. Regola non scritta vuole che, ormai giunti allo scatto finale, non si inserisca nella narrazione un personaggio completamente nuovo al solo scopo di far avanzare la trama. Fringe non si sottrae a questa regola e tira fuori una soluzione che, per certi versi forse intuibile, per altri ancora da comprendere del tutto, si adatta bene al percorso tracciato finora e, a tre puntate dalla fine, aggiunge un altro prezioso tassello al mosaico.
Al centro di tutto ancora Michael, the boy who must live, e il tentativo della squadra di creare un qualunque canale di comunicazione con il bambino per scoprire finalmente il suo ruolo nel famoso piano. Ad aiutarli ancora una volta Nina Sharp (l'ottima Blair Brown) che, tramite le tecnologie della Massive Dynamics, riesce a dotare Peter e gli altri dello strumento necessario allo scopo. Braccati da Windmark e dagli altri Osservatori, i tre riescono a tenere vive le speranze di attuare il piano grazie al sacrificio estremo della donna. Nina muore, Michael vive.
Il resto è condensato in alcuni significativi momenti che, se non contribuiscono a portare avanti la trama, pongono l'accento ancora una volta sulle tematiche e le situazioni che vedremo sviluppate nel finale. Windmark e gli Osservatori, sempre più crudeli ma al tempo stesso sempre più "battibili", l'ulteriore consolidamento del piano e un Walter sempre diviso a metà fra la sua natura di scienziato senza scrupoli ("prep the subject" dice a Peter, che prontamente gli risponde "His name is Michael") e le lacrime di fronte al cadavere di Nina (chissà, forse dovute anche alla consapevolezza di aver perso la persona che avrebbe dovuto operarlo al cervello per impedirgli di ritornare ciò che era).