Fresh, la recensione
Calato nel panorama sociale contemporaneo, Fresh di Mimi Cave usa la metafora cannibale per portare alle estreme conseguenze le sue riflessioni sulla diffusa tossicità relazionale che contraddistingue i giovani adulti
Stiloso e accattivante, poi crudo e spietato: Fresh è tutto queste cose - proprio in quest’ordine - e lo è in modo così rigido e preciso da sembrare come tagliato a metà con l’accetta (e in effetti…).
Calato nel panorama sociale contemporaneo, Fresh usa la metafora cannibale per portare alle estreme conseguenze le sue riflessioni sulla diffusa tossicità relazionale che contraddistingue i giovani adulti, spesso assuefatti a relazioni deleterie solo perché mascherate da pratiche condivise (le app di dating online). Incarnazione di questa generazione disillusa e autodistruttiva è Noa (Daisy Edgar-Jones), una ragazza senza affetti stabili - se non la migliore amica Molie (Jonica T. Gibbs) - che dopo un appuntamento al buio deludente incontra per caso, al supermercato, il misterioso e affascinante Steve (Sebastian Stan). Tra i due scoppia un’intesa istantanea, dolce e sensuale: ma dall’apparizione dell’”uomo fatale” la regista Mimi Cave ci avverte, con un notevole gioco di sospetti ed esitazioni, che qualcosa forse potrebbe andare parecchio storto…
Esplicitato e quindi normalizzato nell’ordine di ciò che è possibile, il cannibalismo non viene però davvero mai mostrato: esiste come paura fuori campo, come arto mancante, o come pasto già lavorato e confondibile. È una scusa narrativa, appunto una metafora, che però non mostrandosi mai e non portando la sua componente disturbante fino in fondo non sa come compiersi, come risolvere tutte le premesse iniziali su ciò che è socialmente accettabile fare, vedere, praticare. Il dilemma tra autenticità perversa e inquadramento tossico nella regola è irrisolvibile ma può essere discutibile: Fresh ne sembra invece esso stesso così terrorizzato da richiuderlo presto in un cassetto, dedicandosi solamente al divertimento di genere. Decisamente avvincente, ma non proprio il modo migliore per affrontarlo.
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