Freedom Planet, come Sonic, ma senza Sonic – Recensione
Il tributo alla mascotte SEGA torna su Nintendo Switch: la recensione di Freedom Planet
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Per chi non lo sapesse, ci troviamo di fronte ad un autentico tributo a Sonic, un prodotto che sfugge dalla definizione di clone solo per una trama ben più curata ed un sistema di controllo che riserva maggior spazio al combattimento, strumento che ha dato l’opportunità agli sviluppatori di realizzare avvincenti e frenetiche boss fight.
Le premesse, così come l’intero arco narrativo, è invero inutilmente ridondante, appesantito da dialoghi inaspettatamente prolissi e continui cambi di scena spesso inutili e superflui. La storia, ad ogni modo, ruota attorno alla prepotente invasione di una specie aliena capitanata dal malvagio Brevon, sinistro figuro che alterna lotta armata ad orditi raggiri politici per assoggettare, regno dopo regno, il pianeta della energetica e determinata Lilac, drago antropomorfo che, in compagnia di Carol e Milla, si prenderà l’onere e l’onore di contrastare le mire del cattivone di turno."Il ritmo è congeniale ad un level design estremamente ramificato che alterna sezioni platform a piccoli enigmi ambientali che dovrete risolvere usando un pizzico di materia grigia"
Freedom Planet, in soldoni, è molto meglio giocarselo, che leggerselo o ascoltarselo attraverso i dialoghi doppiati, solo in inglese, da attori non sempre all’altezza della situazione. Sì, perché nonostante l’evidente debito nei confronti della mascotte SEGA, il gioco non tarda a palesare le sue qualità.
Tanto per cominciare, il ritmo è congeniale ad un level design estremamente ramificato che alterna sezioni platform a piccoli enigmi ambientali che dovrete risolvere usando un pizzico di materia grigia. Lilac, Carol e Milla sono corritrici nate, creature nate per sfrecciare da un punto all’altro dei livelli, non disdegnando giri della morte, corse sui muri e burroni da superare grazie ad immensi slanci, quando non avvalendosi dell’aiuto di respingenti di ogni forma e dimensione. Non si raggiunge, tuttavia, la velocità folle di Sonic. Non bisogna conoscere ogni sezione a memoria per evitare gli ostacoli e dribblare i nemici. Il videogiocatore avrà sempre la situazione sotto controllo, a patto di possedere buoni riflessi. Ogni livello, inoltre, si sviluppa in verticale, rivelandosi un autentico ginepraio di sentieri segreti, strade alternative e vie secondarie, un feature, questa, che non solo aumenta a dismisura il replay value di un gioco di per sé non particolarmente longevo, sette ore sono più che sufficienti per sconfiggere il terribile Brevon, ma che ha anche permesso agli sviluppatori di disseminare ogni location di sbloccabili di ogni genere.
Lilac, Carol e Milla, che nel Classic Mode e nel Time Attack potrete utilizzare a vostro piacimento, differiscono tra loro per alcune mosse con cui si possono eliminare i tanti avversari che gli sbarreranno la strada e per farsi largo tra gli ostacoli. Lilac, per esempio, gode di un attacco rotante, Carol preferisce i calci, Milla può restare sospesa in aria per qualche secondo. Da questo punto di vista, il level design mostra il fianco a qualche critica, dal momento che alcuni stage sono più facilmente superabili con uno specifico personaggio, piuttosto che con un altro, rendendo quasi obbligata la scelta dell’avatar.
Anche il sistema di controllo non è esente da critiche, soprattutto quando si tratta di usare le abilità speciali dei personaggi, spesso necessarie per raggiungere una piattaforma sospesa nel vuoto. Non si tratta di una pecca così invalidante, tanto più che i frequenti checkpoint rendono la morte un’eventualità non particolarmente fastidiosa, ma soprattutto nelle situazioni più concitate biasimerete l’inefficienza degli sviluppatori.
[caption id="attachment_188628" align="aligncenter" width="1000"] I boss vi daranno del filo da torcere, ma saranno coprotagonisti di scontri davvero emozionanti[/caption]
Sul fronte grafico, Freedom Planet si lascia guardare, ma non incanta. La pixel art messa a punto da GalaxyTrail è fin troppo classica e derivativa per sorprendere, nonostante alcuni passaggi denotino un certo estro, una apprezzabile attenzione per il dettaglio.
Freedom Planet è un’interessante rilettura del gameplay che ha fatto la fortuna dei Sonic in 2D. Al di là di una trama inutilmente prolissa, di qualche sbavatura nel level design e di un sistema di controllo a tratti impreciso, siamo di fronte ad un gioco che sa divertire, parzialmente reinventando il concept della fonte d’ispirazione a cui evidentemente si rifà. Un ritmo lievemente più ragionato, difatti, ha reso possibile la strutturazione di livelli che si sviluppano in verticale e la messa in scena di lunghi e spettacolari scontri con arcigni boss di fine livello.
Ideale per chi è in cerca di un buon platform con cui intrattenersi in quest’ultima parte d’estate, magari in attesa del sequel.