Freccia Nera 1: Carcere duro, la recensione

Abbiamo recensito per voi il primo numero di Freccia Nera, opera di Saladin Ahmed e Christian Ward

Alpinista, insegnante di Lettere, appassionato di quasi ogni forma di narrazione. Legge e mangia di tutto. Bravissimo a fare il risotto. Fa il pesto col mortaio, ora.


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Black Bolt #1, anteprima 01

Freccia Nera è in prigione e nessuno sa perché. Nemmeno lui, anche se non fatica a credere di essere vittima di qualche macchinazione di un nemico del suo popolo, o suo personale. Non basterebbero migliaia di gabbie, non sarebbero sufficienti intere montagne di roccia e metallo, a nulla servirebbero campi di forza ed eserciti di guardie, contro il potere terribile della sua voce, maledizione e dono toccati in sorte al sovrano degli Inumani. Quindi, c'è un potere misterioso e da scoprire a tenerlo prigioniero. Un potere che rimane avvolto nell'oscurità, che è stato in grado di rendere inoffensive le sue corde vocali e che ci lascia con un'unica certezza. Blackagar Boltagon non ha intenzione di rimanere a marcire in una cella ipertecnologica, vittima di aguzzini senza pietà. Freccia Nera vuole andarsene da lì, e presto.

Motivo per cui, solo, privo del supporto della sua famiglia e tagliato fuori dalle sue consuete, immense risorse, ha bisogno di trovare degli alleati. Difficile che, in un penitenziario spaziale, ne incontri di convenzionali. Ecco perché dovrà fare buon viso a cattivo gioco e fare fronte comune con una giovanissima aliena dai poteri telepatici, una nerboruta guerriera skrull e due volti noti ai lettori Marvel: un invecchiato e stanco Molyb, il Signore dei Metalli, e nientemeno che Crusher Creel, alias l'Uomo Assorbente.

In questo primo brossurato della serie, Saladin Ahmed e Christian Ward ci danno un consistente assaggio delle ragioni per cui il loro lavoro è stato così apprezzato dalla critica d'Oltreoceano, che l'ha portato addirittura alla recente candidatura ai premi Hugo, tra le migliori storie fantascientifiche a fumetti dello scorso anno. Meritatamente, diremmo, perché questo Freccia Nera 1: Carcere Duro (secondo numero della collana antologica da fumetteria Inumani Presenta), è una storia molto coinvolgente, che inizia in medias res e ha uno sviluppo costante e ben orchestrato. C'è un protagonista totalmente fuori dal proprio elemento, spinto a ricordare chi sia e a comportarsi di conseguenza; c'è un percorso di presa di coscienza in atto, tutto interno a uno dei personaggi più algidi e distaccati, e al contempo più tragici, che l'Universo Marvel abbia da regalare; ci sono comprimari azzeccatissimi, in rilevante contrasto con il nobile Inumano, con cui l'eroe dovrà imparare a convivere prima, collaborare poi, creare legami forse.

Black Bolt #1, anteprima 02

Soprattutto il rapporto tra l'ex Re di Attilan e il carcerato Uomo Assorbente è affascinante. Creel è da sempre un nemico appena sotto la prima fascia, un criminale da strapazzo quasi simpatico, finito per ventura a fare a cazzotti con gli Eroi più Potenti della Terra; vederlo ora nei panni dell'esperto di prigioni e di evasioni, dell'asilante protettivo e saggio che prende il novellino Freccia Nera sotto la propria rude ala, è uno spasso.

Ahmed è sceneggiatore versatile, e confeziona un'avventura dai molteplici volti. C'è dell'introspezione allegorica, che vede protagonista il re e la sua ignota colpa, di cui è invitato a pentirsi (i Marvel fan sanno che Freccia Nera non è certamente uno stinco di santo e che, negli ultimi anni, ha preso molte decisioni discutibili); c'è l'avventura d'azione, ben narrata soprattutto per immagini mute in certe belle sequenze di Ward; c'è dell'ironia, di cui Creel è il portatore, assieme a matite che sanno adattarsi ai diversi momenti narrativi.

Il disegnatore di Freccia Nera è decisamente bravo. Sa passare dall'angustia degli ambienti della prigione alle prospettive ardite che impone una saga cosmica. Lo conosciamo come artista visionario e, se serve, psichedelico. Qui, dà soprattutto prova di saper raccontare per immagini e utilizzare in maniera molto interessante la gabbia, che a volte si fa elemento compositivo, senza mai smettere di essere funzionale alla narrazione. Anche l'uso dei colori è affascinante, in grado di far convivere le atmosfere oscure della prigione, specchio dell'anima della condizione del protagonista, con esplosioni di luminosità e vitalità che alleggeriscono di molto quella che rimane un'avventura di super eroi.

Carcere duro è un primo capitolo molto convincente, che ci rende manifeste le ragioni di tanto apprezzamento alla Casa delle Idee per Saladin Ahmed (attuale sceneggiatore di Exiles e Quicksilver: No Surrender), con svolte di trama e un finale che non mancano di metterci la voglia di proseguire la lettura.

Black Bolt #1, anteprima 03

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