Fratellastri a 40 anni

Due ragazzoni troppo cresciuti si ritrovano ad essere fratellastri dopo il matrimonio dei genitori. Ritorna la coppia di Ricky Bobby, ma con pochissimi momenti degni di nota...

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Recensione a cura di ColinMckenzie

TitoloFratellastri a 40 anniRegiaAdam McKayCastWill Ferrell, John C. Reilly, Mary Steenburgen,    Richard Jenkins, Kathryn Hahn, Adam ScottUscita17 ottobre 2008 

Di fronte a certe prove mediocri, anche un seguace del culto di Judd Apatow come me rischia seriamente di perdere la sua fede. In realtà, la questione è semplice. Apatow negli ultimi due anni ha prodotto, diretto e/o sceneggiato undici titoli. E' ovvio che, come succede per altre grandi personalità di Hollywood, molto spesso ci si limita a porre la propria firma su una pellicola per ragioni commerciali, ma qui francamente i problemi sono tanti e andavano risolti meglio.

Chiaramente, la sceneggiatura è stata scritta su un tovagliolo al ristorante e basandosi solo su un concept molto intrigante (come quasi tutti i prodotti di Apatow), tanto che qualsiasi monologo o scontro viene tirato per le lunghe e diventa interminabile. Per il resto, ben poco da salvare in un titolo in cui la cosa più sovversiva è una citazione di George Bush prima ancora che il film abbia inizio. Sì, d'accordo, qualcuno è rimasto scioccato per l'utilizzo che fa Ferrell del proprio 'corpo' su una batteria, ma francamente nulla di sconvolgente e se si punta solo su queste cose allora meglio rivedere per la ventesima volta i Farrelly di Tutti pazzi per Mary.
Purtroppo, il tono folle e le battute volgarissime (ma talvolta geniali) sul sesso e altri temi tabù, che hanno fatto la fortuna di questi prodotti, sono qui ridotti ai minimi termini. Se proprio bisogna salvare qualcosa, si può pensare ad un monologo delirante di John C. Reilly sulla sua nuova matrigna all'inizio della pellicola. O magari il finale sul palcoscenico, che risulta però discreto soltanto per via della mediocrità precedente.

Ma è impossibile non notare come questo film sia una sequenza ininterrotta di occasioni sprecate. Pensiamo ai colloqui di lavoro (in cui fa un cammeo anche il grande Seth Rogen), che decisamente promettevano molto di più di quanto mantenuto. Così come il trattamento subito dai due 'ragazzoni', che spesso vengono trattati come due bambini dai loro genitori, ma senza che questo dia vita a scene memorabili come sperato. A questo proposito, difficile capire la ragione per cui si prendono due ottimi attori come Mary Steenburgen (che peraltro ha solo 14 anni in più di Will Ferrell, suo figlio in scena, cosa chiarissima anche nel film e francamente fastidiosa) e Richard Jenkins per poi sprecarli in maniera così deludente.

Inoltre, la pellicola sembra anche girata e montata sciattamente, cosa che da un professionista come Adam McKay non ci si aspetterebbe. Il precedente lavoro di questo regista, Ricky Bobby: La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno, era tutt'altro che perfetto, ma almeno aveva 3-4 scene di culto che ti facevano perdonare tutti i difetti. Qui, in realtà, si rimpiangono (e molto) Verdone e Sordi quando facevano In viaggio con papà. Pellicola girata male anche quella, ma comunque con dei dialoghi veramente spassosi. Insomma, speriamo Apatow impari la lezione e limiti i suoi impegni...

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