Frammenti di lei, la recensione

La miniserie Netflix è illuminata da un'ispiratissima Toni Collette, che però non riesce a reggere il peso di una trama ricca di incongruenze

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La recensione della serie Frammenti di lei, disponibile dal 4 marzo su Netflix

Che Toni Collette sia un'interprete straordinaria non è certo una novità; tardivamente consacrata da quella gemma chiamata Hereditary, giunge ora a illuminare Frammenti di lei, miniserie targata Netflix tratta da un romanzo di Karin Slaughter. Come già avvenuto nell'horror di Ari Aster, anche qui Collette padroneggia con maestria il ruolo di una madre tormentata da un passato oscuro; passato che torna a far visita a lei e alla figlia Andrea (Bella Heathcote) in un modo inatteso e violento.

A fronte di un inizio avvincente e crudo, Frammenti di lei perde presto quota, abbandonando i cieli del thriller psicologico e planando su quelli del racconto d'azione. A poco valgono i flashback che ci svelano, via via, i citati frammenti del passato della protagonista Laura: la profondità di questi episodi risiede quasi esclusivamente nella toccante performance di Collette, in grado di rinvigorire una sceneggiatura costellata di incongruenze e forzature.

Déjà vu

Chiariamo subito che Frammenti di lei non è, di per sé, una brutta serie; si lascia anzi guardare senza annoiare lo spettatore e, supportata dalla già elogiata Collette e dall'altrettanto intensa Heathcote, lo trasporta fino al finale con una buona dose di soddisfazione. Il problema sta, semmai, nell'assoluta mancanza di originalità di quanto raccontato e di come viene raccontato. La sensazione di già visto impregna Frammenti di lei sin dalla seconda puntata, e va via via aumentando col progredire della storia.

È un vero peccato, perché la serie non è priva di momenti intensi, soprattutto nei primi episodi. Finché il passato di Laura resta avvolto in una coltre di mistero, lo show fa leva su atmosfere cupe che regalano allo spettatore un notevole quantitativo di tensione. Non appena la nebbia si dissipa, però, gli ingranaggi più usurati vengono alla luce, rivelando la pigrizia di una costruzione narrativa debole e sfilacciata.

A ciò non giova la comparsa dei flash analettici legati al passato di Laura, che escono irrimediabilmente sconfitti dal confronto con la linea temporale presente. Se a questo andiamo ad aggiungere il fatto che, per essere il racconto di una fuga, Frammenti di lei non si prenda il disturbo di connotare alcun luogo in modo incisivo, è facile comprendere come l'attenzione dello spettatore venga ingenuamente dispersa nel giro di poche puntate.

Frammenti di lei

Dynamic duo

L'elemento di maggior interesse della serie Netflix risiede, è facile intuirlo, nella dinamica madre-figlia costruita dalle due protagoniste. Sebbene Andrea e Laura condividano, in proporzione alla durata dello show, un numero di scene piuttosto limitato, in esse è contenuta tutta la linfa vitale della trama. Nel primo (e di gran lunga miglior) episodio della stagione, osserviamo le due donne a pranzo insieme; basta questa sola sequenza a rivelare perfettamente gli equilibri e squilibri di un rapporto denso di aspettative disattese.

Facendo un passo indietro rispetto agli eventi rocamboleschi (e spesso poco credibili) raccontati, la colonna vertebrale di Frammenti di lei è un dramma familiare a due, un testa a testa costante tra due persone diametralmente opposte, eppure unite dal vincolo più stretto che possa esistere. In quest'ottica, la ferocia quasi crudele con cui Laura vuole spingere Andy fuori dal nido è perfetto contraltare dell'inadeguatezza della ragazza, enfatizzata da situazioni talvolta al limite del ridicolo.

In conclusione, in virtù dell'incipit accattivante e delle magnifiche performance delle due protagoniste, non c'è motivo di bocciare Frammenti di lei. Dispiace però constatare come, con elementi validi come l'agile regia di Minkie Spiro (Better Call Saul, Downton Abbey) e la bravura degli interpreti coinvolti, la serie si elevi appena sopra la sufficienza, gravata dal peso di troppi precedenti di gran lunga migliori di lei. Un compitino ben fatto, ma nulla di più.

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