Foundation 1x04 "Barbarians at the Gate": la recensione

Al quarto episodio, la serie tv Fondazione ha trovato il suo equilibrio e ha capito come trattare i propri temi

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Foundation 1x04: la recensione

Al quarto episodio, Fondazione ha trovato il suo equilibrio. Ha capito, in poche parole, come dovrà trattare il difficile materiale originale per dare continuità ai temi e alla storia. Lo conferma questa quarta puntata, intitolata Barbarians at the Gate, ancora una volta divisa in due filoni narrativi abbastanza distinti l'uno dall'altro. E se la parte dell'Impero è quella più trascinante, anche grazie ad un inquietante Lee Pace nel ruolo dell'Imperatore Cleon, al tempo stesso gli eventi su Terminus sono il necessario contraltare di quella vicenda, la voce che parla di altro, ma che in fondo rappresenta un altro punto di vista su quei temi. Si parla di individualità, anima, collettività, affermazione di sé, mentre è chiaro che è in atto la prima crisi della Fondazione.

Come già emerso nell'episodio precedente, c'è una contrapposizione fortissima tra l'immortalità a cui aspira l'imperatore, uno e trino, e la continuità di uomini che devono curarsi della Fondazione. La serie non ce lo dice direttamente, ma è chiaro che reputa la prima di queste due situazioni del tutto innaturale, quasi mostruosa. Ce lo mostra attraverso la prima scena in cui il giovane Fratello Alba tenta il suicidio, o forse tenta solo di sentire qualcosa sul proprio corpo. Si avverte, solo agli estremi della vita dell'imperatore, un impulso di fragilità, non ancora consumato dal potere oppure troppo vicino alla morte per poterlo ignorare.

Alba non muore, ma questa è la puntata in cui, più di tutte, si avverte la dissonanza tra le voci dei tre imperatori. E il discorso proseguirà quando subentra un problema nella dottrina sacra nell'Impero, che potrebbe mettere in discussione l'esistenza stessa dell'anima dei Cleon. Ognuno reagisce a modo suo. Giorno, che, ricordiamo, era il bambino che aveva conosciuto Hari Seldon decenni prima, è consapevole della crisi imperiale, vorrebbe cambiare qualcosa, accusa Tramonto di non aver fatto abbastanza. Per la prima volta, è l'imperatore stesso a considerare l'idea di cambiamento per anticipare la catastrofe anziché negarla. E la scrittura della serie riesce a trasmettere l'importanza di questi momenti, dal confronto con i matematici imperiali (inetti yes men senza alcuna opinione propria) al discorso sulla politica imperiale.

È un tempo di crisi e grandi cambiamenti, e tutti ne sono più o meno consapevoli. La difficoltà è capire il ruolo da recitare. Se lo chiede Salvor Hardin di fronte all'arrivo degli Anacreoniani sul pianeta. Dovrebbe lei prendere in mano la situazione e guidare la crisi, o farsi da parte e lasciare gli eventi andare come dovrebbero. Dove si trova la linea che separa la psicologia delle masse dal carisma individuale? Quando e in che misura una singola persona può fare la differenza? E sarebbe questo un bene, considerato che Hari Seldon aveva previsto tutto? La serie per adesso non offre risposte nette a queste domande che poi vanno al di là della storia propriamente raccontata dallo show.

E ci parlano dei nostri tempi, parlando di arbitrio, negazioni e autocompiacimento. Il passo dell'episodio è intenso e dà una grande importanza agli eventi. Tutto è imminente, grave, pericoloso. Il senso di questa crisi è molto diverso da quella, più lenta e invisibile, dell'impero. E forse proprio questa immediatezza potrebbe salvare la Fondazione su Terminus e spingerla verso la soluzione migliore, anche se al momento questa rimane un mistero.

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