Fortitude: la recensione della doppia première

Un misterioso omicidio in una località situata nel circolo polare artico: debutta su Sky Atlantic, con un cast eccezionale, Fortitude

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Fortitude esaspera fino a punti mai toccati prima un soggetto ormai ampiamente collaudato, quello della comunità isolata, apparentemente pacifica, che viene all'improvviso sconvolta da un omicidio. Non sono le scogliere di Broadchurch, non i boschi di Twin Peaks, ma le immense distese ghiacciate delle isole Svalbard, nel circolo polare artico. La serie in dodici episodi prodotta da Sky Atlantic congela la tensione nella neve onnipresente per buona parte della sua durata, costruendo una lunga introduzione ai caratteri e all'ambientazione prima di svelare la vittima. Lo fa giocando con un contesto davvero affascinante, prendendosi il suo tempo nell'illustrare collegamenti e relazioni, alimentando il tutto con un cast di prim'ordine, che vale la pena riassumere prima di analizzare meglio i ruoli: Michael Gambon, Christopher Eccleston, Stanley Tucci, Luke Treadaway, Sienna Guillory, Richard Dormer e Sofie Gråbøl.

Il primo elemento che colpisce, come spesso accade in questo genere, è l'ambientazione. La regia di Sam Miller e la scrittura di Simon Donald – nuova prova per lui dopo aver creato lo sfortunato Low Winter Sun – giocano continuamente sui contrasti tra il fascino del luogo e il terrore sacro che ispira. Il gioco scoperto della metafora del ghiaccio come prigione trasparente torna a più riprese: tutto è un paradiso immobile, da contemplare in religioso silenzio – la serie lo sa e spesso si sofferma a mostrarci questi luoghi straordinari – ma pronto a svelare sotto la sua superficie segreti che possono mettere in crisi anche "il luogo più sicuro del mondo". Il ghiaccio e la neve come i rapporti umani quindi, che sotto una patina di perfezione nascondono nel primo caso sangue e ossa (quelle di un mammut, trovate da due bambini), nel secondo segreti e tormenti mai svelati.

Eppure Fortitude dimostra di saper giocare secondo regole proprie, che sorprendono e vanno in direzione opposta rispetto alla consuetudine. Solitamente in queste serie lo schema prevede l'omicidio, l'arrivo del detective dall'esterno, e quindi l'indagine che porta a scoprire i vari segreti. Qui accade l'opposto. Tutte le relazioni, gli indizi, le contraddizioni vengono prima, e passerà davvero molto tempo prima di avere a che fare con l'omicidio e con l'inizio dell'indagine. La scoperta della vittima (che qui non sveliamo) non è allora l'evento che fa saltare l'illusione idilliaca, ma è la semplice conseguenza di una tensione che già serpeggia nell'aria. Allora in qualche modo si ribalta anche il classico ruolo del detective, qui interpretato da Stanley Tucci. In genere questa figura viene accostata alla vittima, ed è un elemento disturbante per la quiete locale al pari dell'omicidio stesso. Qui invece, complice anche l'interpretazione compassata di Tucci (il migliore del cast), la sua presenza sembra essere un calmante per le tensioni locali, la giusta medicina per una società malata.

E in ogni caso la sua presenza non è calata dal nulla. L'indagine in qualche modo si collega ad un precedente evento violento, mai del tutto chiarito, con la morte tre mesi prima di un uomo sbranato da un orso polare. Presenti sulla scena erano lo sceriffo Dan Anderssen (Richard Dormer, apparso anche in Game of Thrones), che sicuramente nasconde qualcosa, e soprattutto l'anziano e malato Henry Tyson (il Michael Gambon di Harry Potter). In ogni caso l'evento non potrebbe giungere in un momento peggiore: le miniere, principale fonte di reddito per i locali, stanno per esaurirsi, e la governatrice Hildur Odegard (Sofie Gråbøl, protagonista del The Killing originale) punta tutto sul progetto di un albergo di ghiaccio per attrarre flussi turistici.

Il progetto si scontra con il parere degli scienziati di un centro di ricerca locale: spicca tra questi Charlie Stoddard (Christopher Eccleston), coadiuvato da Natalie Yelburton (Sienna Guillory) e dal nuovo arrivato Vincent Rattrey (Luke Treadaway, suo fratello gemello Harry è Frankenstein in Penny Dreadful). C'è anche spazio per le speranze di due minatori, che trovano lo scheletro di un mammut nel ghiaccio, e per le indecifrabili dinamiche familiari dell'agente Frank Sutter (Nicholas Pinnock).

Come si capisce Fortitude mette davvero tanta carne al fuoco, e non dovrebbe essere difficile, con tutto questo materiale umano e narrativo a disposizione, imbastire una bella trama, coinvolgente e in grado di reggere fino alla fine. Alcune storyline – soprattutto quella di Frank Sutter – non convincono, ci sono momenti di nudo che arrivano dal nulla solo per far capire che la serie "può permetterseli", e questa enorme parentesi introduttiva, con i suoi collegamenti tutt'altro che immediati, può scoraggiare. Nonostante tutto quella di Fortitude è una première in crescita, forte della sua ambientazione e dell'ottimo casting, che gioca su domande sicure (ci si ritrova facilmente a volerne sapere di più e a voler capire chi è l'assassino) e che potrebbe offrire molto nel resto della stagione.

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