Forget Me Not, la recensione

Nel leggere Forget Me Not si rimane conquistati dalla visionaria ricostruzione di Venezia operata da Kenji Tsuruta

Carlo Alberto Montori nasce a Bologna all'età di 0 anni. Da allora si nutre di storie: lettore, spettatore, ascoltatore, attore, regista, scrittore.


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Forget Me Not, anteprima 01

La protagonista di Forget Me Not è Mariel Imai, una ragazza che vive su un'isoletta piena di gatti, vicino a Venezia. Lavora come investigatrice privata ma, nonostante un evidente talento nello svolgere la sua professione, l'accidia sembra sempre avere la meglio su di lei. Vive in modo trasandato ed è decisamente più attratta dall'alcool e dal sesso che dal risolvere misteri. Il suo lavoro, però, le è stato tramandato dal nonno, in quanto ultima discendente di una famiglia di detective. La sua dinastia è incredibilmente ricca: Mariel potrebbe ereditare un'enorme villa e una somma di denaro spropositata, ma nel testamento è stato scritto che potrà beneficiarne soltanto dopo aver dimostrato di essere all'altezza delle generazioni precedenti. Per farlo dovrà ritrovare un antico quadro appartenuto alla famiglia, il cui titolo è Forget Me Not.

Dynit porta in Italia il secondo manga di Kenji Tsuruta dopo l'immaginifico Spirit of Wonder, un volume unico che raccoglie i sette episodi di questo bizzarro giallo. La caratterizzazione della protagonista riesce a catturare da subito l'attenzione del lettore, mantenuta viva dai piccoli indizi che spuntano un po' alla volta nel corso della vicenda. La ricerca del quadro è un elemento fondamentale per la storia, ma l'autore lo tratta con la medesima svogliatezza con cui se ne occupa Mariel, preferendo concentrarsi sui lavoretti quotidiani che accetta per mantenersi.

La ragazza ha a disposizione un maggiordomo con il compito di verificare l'adempimento delle richieste testamentarie – un divertente paradosso considerando la minuscola catapecchia in cui vive – e le sue giornate sono costellate dalle notizie riguardanti un pittoresco criminale che si fa chiamare Ladrone Vecchio (nome rimasto invariato dall'originale giapponese, decisamente meno affascinante per noi italiani). Proprio come Lupin e Kaito Kid, anche costui dichiara in anticipo quando compirà un furto, attirando inevitabilmente la curiosità di Mariel.

"Presto si rimane conquistati dalla visionaria ricostruzione di Venezia, con architetture storiche e vicoli stretti."Forget Me Not lascia intendere che la storia sarebbe probabilmente dovuta proseguire, ma chi conosce Tsuruta sa che impiega anni a portare avanti le sue opere, spesso parallelamente ad altre. In questo caso, probabilmente è da considerarsi una di quelle incompiute, anche se dopo nove anni l'autore ha realizzato un ideale sequel intitolato La Pommé Prisonnière (pubblicato in Italia da J-POP), nel quale rivediamo Imari, spogliata – è proprio il caso di dirlo – di qualunque elemento investigativo, e alle prese con i suoi gatti nella piccola isola veneziana.

Detto ciò, il finale di Forget Me Not non è poi così incompiuto, dato che conclude quello che in un manga seriale più longevo avrebbe potuto essere un primo arco narrativo. Il principale elemento d'attrattiva non risiede però nella trama ma nelle dettagliate tavole di Tsuruta. Anche se inizialmente i fan dell'autore potrebbero sentirsi solo in parte soddisfatti, visto che l'autore li ha abituati a immaginifici scenari fantasy, presto si rimane conquistati dalla visionaria ricostruzione di Venezia, con architetture storiche e vicoli stretti. È una Venezia da cartolina, che potremmo in qualche modo considerare fantastica: le strade infatti sono quasi sempre deserte e la protagonista si muove in un paesaggio onirico. Grazie a questo confronto tra il mangaka e un'ambientazione realistica possiamo cogliere quanto l'occhio artistico abbia un peso nel dare vita a mondi straordinari, siano essi chimerici viaggi nello spazio e nel tempo o una semplice passeggiata tra le calli al chiaro di luna.

Forget Me Not, anteprima 02

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