Forever Evil, la recensione
Grant Morrison ci ha già catapultato in Multiversity, ma l'era del reboot si è lasciata da poco alle spalle il suo primo mega appuntamento: Forever Evil
Classe 1971, ha iniziato a guardare i fumetti prima di leggerli. Ora è un lettore onnivoro anche se predilige fumetto italiano e manga. Scrive in terza persona non per arroganza ma sembrare serio.
Grant Morrison ci ha già catapultati nell'incredibile Multiverso riedificato dopo il reboot, ma non dimentichiamo che l'era del rilancio si è lasciata da poco alle spalle il suo primo megaevento: Forever Evil. Come aveva firmato l'ultimo crossover della precedente era, Flashpoint, così Geoff Johns appone il suo nome anche sul primo dell'attuale corso dei Nuovi 52. I sette spillati originali sono stati proposti in Italia ovviamente da Lion Comics (RW Edizioni) in un formato simile ma con diversi extra: ogni antologico ha infatti raccolto, oltre agli episodi della serie principale, le storie che hanno dato vita al cosiddetto Villain Month, parentesi dedicata all'approfondimento delle origini dei super-cattivi più interessanti dell'Universo DC.
Nel suo epilogo il mondo si trova alla mercé di quella che potremmo definire il riflesso maligno dei più grandi campioni del bene. Come esistono materia e antimateria con proprietà esattamente opposte, così esiste la Lega della Giustizia e il Sindacato del Crimine, originario di un mondo parallelo, sull'orlo del collasso: Terra-3. Decisi a impadronirsi del nostro pianeta, Ultraman, il Superman malvagio, Owlman la nemesi di Batman, Superwoman quella di Wonder Woman, Power Ring, la versione distorta di Lanterna Verde, Johnny Quick l'antitesi di Flash, Deathstorm, il Firestorm oscuro, Atomica, la copia perversa di Atom e Grid, una terrificante alternativa a Cyborg, spazzano via ciò che resta dei supereroi rimasti e instaurano una vera e propria tirannia su scala globale.
Forever Evil è nel complesso un fumetto divertente e curioso, una lettura mainstream nel senso pieno del termine. È una buona prova degli autori anche se non quella da incorniciare. Alcuni punti lasciano alquanto spiazzati per le risoluzioni scelte, come l'imbarazzante biascicare di una figura così austera come Black Adam, il cui scontro con Ultraman è costato una mandibola in frantumi, oppure l'improvviso, improbabile intenerimento di Luthor sul finire della saga.
Anche per David Finch che ci ha abituati a lavori egregi, in questi sette albi vi è un'alternanza di momenti eclatanti e di grande tecnica soprattutto nelle pagine corali, ad altri più dimessi, quando si tratta soprattutto di figure femminili; la testata di Wonder Woman, a questo proposito, sarà una bella sfida.