Fondazione: la recensione dei primi due episodi

Il ciclo della Fondazione di Asimov rivive in una serie tv che riesce a trovare il modo migliore per adattare il materiale

Dal 2017 sono Web Content Specialist l'area TV del network BAD. Qui sotto trovi i miei contatti social e tutti i miei contenuti per il sito: articoli, recensioni e speciali.


Condividi
Fondazione: la recensione dei primi due episodi della serie tv

Adattare il Ciclo delle Fondazioni di Asimov è una sfida che farebbe tremare le gambe a chiunque. Soprattutto perché la sua infilmabilità non risiede in un intreccio troppo complesso o in una cornice spaziale troppo costosa da ricreare. Casomai, ha il problema opposto. La storia scritta da Asimov, che nient'altro è se non una parentesi all'interno della sua enorme saga galattica, è un elogio del dialogo e della diplomazia. È la messa in scena della politica migliore, lontana da gesti violenti e mai ingannevole. È difficile da adattare perché si svolge in spazi chiusi per definizione, le stanze del potere. Ed è quindi molto lontana dall'idea che abbiamo oggi su ciò che dovrebbe essere una saga, soprattutto in televisione. La serie tv Fondazione ha il grande merito di riuscire a far funzionare tutto questo.

Ci troviamo in un lontanissimo futuro nel quale l'umanità si è diffusa nella galassia e il controllo centrale passa attraverso le mani dell'imperatore. Tuttavia il grande equilibrio cosmico sta per mutare. Uno scienziato di nome Hari Seldon ha infatti ideato una scienza nota come psicostoria, che permette di incrociare un numero impressionante di dati sulla società per calcolare le svolte future. In pratica, di prevedere il futuro, anche se qui non c'è nulla di sovrannaturale. Seldon prevede il crollo dell'Impero, ne annuncia la prossima caduta e un periodo di buio galattico, ma, come una futuristica Cassandra, non viene creduto. Il suo obiettivo è costruire una fondazione che possa guidare l'umanità e accorciare questo lungo periodo di crisi.

Li si sente quasi scricchiolare gli ingranaggi della storia messa in piedi nella serie di Apple TV+. Come si può far funzionare una vicenda che non ha un protagonista riconoscibile, che presenta continui salti temporali, che non fa dell'azione il suo perno? Eppure, si avverte la passione profusa in questo progetto, chiamato a diventare la punta di diamante della piattaforma streaming. Il primo episodio in particolare è un gioiello di worldbuilding, un pilot (anche se la parola è sbagliata) che imposta tutto ciò che ci servirà sapere e lancia la storia verso svolte inaspettate. C'è Gaal Dornik, discepola di Seldon, che trova un contesto già delineato e serve ad introdurci vari elementi.

Scopriamo come avvengono i viaggi nel tempo, come si sorreggono le civiltà nella galassia, come funziona il controllo centrale. E particolarmente interessante, e del tutto originale, è il lavoro sull'imperatore. Qui la linea genetica viene preservata attraverso tanti cloni della stessa persona, che si alternano da secoli al potere. In ogni momento sono vivi in tre, uno più anziano, uno più adulto (che governa) e uno bambino: Brother Dusk, Brother Day, Brother Dawn. Si tratta di una intuizione che funziona benissimo perché aggiunge sostanza a questo mondo, ma soprattutto perché crea una continuità che servirà alla serie nel momento in cui ci saranno dei salti in avanti, o indietro, nel tempo.

Visivamente spettacolare, la serie prodotta da David S. Goyer e Josh Friedman inquadra un futuro coerente e stimolante: viaggi stellari, corti sfarzose ricoperte di affreschi, ascensori spaziali. Ma poi torna all'umano, e trova grande valore nelle interpretazioni dei protagonisti. Un gelido Lee Pace si contrappone ad un appassionato Jared Harris. Harris che qui, curiosamente, riprende il ruolo che aveva avuto in Chernobyl dello scienziato che mette in guardia su un disastro, ma viene intralciato le autorità. La scena del processo, puro dialogo e dibattito su punti di vista, è la più intensa delle due puntate. Ed è dire tanto, considerato che accadrà molto altro.

Ci sarà molto da dire su Fondazione nelle prossime settimane – speriamo anni – ma per adesso la sfida lanciata alla saga di Asimov può dirsi vinta.

Continua a leggere su BadTaste