Fondazione: la recensione dei primi due episodi
Il ciclo della Fondazione di Asimov rivive in una serie tv che riesce a trovare il modo migliore per adattare il materiale
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Adattare il Ciclo delle Fondazioni di Asimov è una sfida che farebbe tremare le gambe a chiunque. Soprattutto perché la sua infilmabilità non risiede in un intreccio troppo complesso o in una cornice spaziale troppo costosa da ricreare. Casomai, ha il problema opposto. La storia scritta da Asimov, che nient'altro è se non una parentesi all'interno della sua enorme saga galattica, è un elogio del dialogo e della diplomazia. È la messa in scena della politica migliore, lontana da gesti violenti e mai ingannevole. È difficile da adattare perché si svolge in spazi chiusi per definizione, le stanze del potere. Ed è quindi molto lontana dall'idea che abbiamo oggi su ciò che dovrebbe essere una saga, soprattutto in televisione. La serie tv Fondazione ha il grande merito di riuscire a far funzionare tutto questo.
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Li si sente quasi scricchiolare gli ingranaggi della storia messa in piedi nella serie di Apple TV+. Come si può far funzionare una vicenda che non ha un protagonista riconoscibile, che presenta continui salti temporali, che non fa dell'azione il suo perno? Eppure, si avverte la passione profusa in questo progetto, chiamato a diventare la punta di diamante della piattaforma streaming. Il primo episodio in particolare è un gioiello di worldbuilding, un pilot (anche se la parola è sbagliata) che imposta tutto ciò che ci servirà sapere e lancia la storia verso svolte inaspettate. C'è Gaal Dornik, discepola di Seldon, che trova un contesto già delineato e serve ad introdurci vari elementi.
Visivamente spettacolare, la serie prodotta da David S. Goyer e Josh Friedman inquadra un futuro coerente e stimolante: viaggi stellari, corti sfarzose ricoperte di affreschi, ascensori spaziali. Ma poi torna all'umano, e trova grande valore nelle interpretazioni dei protagonisti. Un gelido Lee Pace si contrappone ad un appassionato Jared Harris. Harris che qui, curiosamente, riprende il ruolo che aveva avuto in Chernobyl dello scienziato che mette in guardia su un disastro, ma viene intralciato le autorità. La scena del processo, puro dialogo e dibattito su punti di vista, è la più intensa delle due puntate. Ed è dire tanto, considerato che accadrà molto altro.
Ci sarà molto da dire su Fondazione nelle prossime settimane – speriamo anni – ma per adesso la sfida lanciata alla saga di Asimov può dirsi vinta.