Fondazione 2x03, "Re e plebei": la recensione

Finalmente, Fondazione sembra aver trovato la propria quadra con un episodio riflessivo ed emozionante che introduce due nuovi volti

Condividi
Spoiler Alert

La nostra recensione di Re e plebei, terzo episodio della seconda stagione di Fondazione disponibile su Apple TV+

L'immenso universo di Fondazione continua a svelarsi, strato dopo strato, nel terzo episodio della seconda stagione della serie, Re e plebei. Se la psicostoria è una scienza che osserva i grandi movimenti del tempo e dell'umanità, questa puntata è una lente artistica che ingrandisce, concentrando l'attenzione sugli individui che si muovono in quelle maree. È uno studio delle persone intente a operare contro la scacchiera cosmica, che mostra come i singoli personaggi posseggano il potenziale per sfidare il destino.

L'episodio si apre con un delizioso tuffo nell'imbroglio. Facciamo infatti la conoscenza di Hober Mallow, interpretato con fascino magnetico da Dimitri Leonidas. Mallow, il cui nome era comparso sulle pareti della Volta al termine del secondo episodio, è un delizioso lestofante che danza sul filo del pericolo, che sia contrattare con un dittatore o sfuggire di poco a una morte orribile. Leonidas indossa i suoi panni con un brillio da furfante negli occhi, offrendo una performance astutamente realizzata costruita attorno al concetto di destino e possibilità.

Gravità permanente

L'Hari Seldon di Jared Harris continua, senza sforzo, a essere il centro gravitazionale di Fondazione. La sua interpretazione, che sia confinato in un cubo o abbia appena ripreso possesso di un corpo umano, risplende grazie a una miscela ebbra di genialità e ostinazione. Il suo scontro con Gaal Dornick (Lou Llobell) crea scintille che illuminano entrambi i personaggi senza rinunciare a un pizzico di umorismo ben dosato. La capacità di Harris di incarnare l'essenza di Seldon rende i suoi colpi di scena narrativi ancora più accattivanti.

A far da protagonista nell'episodio è, però, la performance di Ben Daniels nei panni di Bel Riose. L'attore britannico ritrae un personaggio maltrattato ma fiero, e sotto la polvere del prigioniero intuiamo subito la statura del generale. La sua capacità di passare dal coraggio più sprezzante a una vulnerabilità dolente è una testimonianza inequivocabile della sua duttilità d'attore. La scena del ricongiungimento di Riose con il marito è così tangibilmente reale da trascendere le trappole fantascientifiche, risuonando come espressione universale di amore e perdita.

L'uomo e il cosmo

Se finora la serie è stata una grande opera sinfonica sulla caduta degli imperi e sulle profezie matematiche, questo capitolo è un assolo virtuosistico che ci ricorda i volti umani dietro le equazioni. Possono gli individui contare qualcosa nella vasta scala della storia galattica? Re e plebei ci suggerisce di sì. Eppure, l'episodio lascia gli spettatori con diverse domande su cui riflettere e fili da districare. Che si tratti delle profezie del Mulo, della sorte di Salvor (Leah Harvey) o della natura della nuova forma di Seldon, i misteri proliferano; contrariamente a quanto avvenuto finora nella serie, stavolta non sembrano affatto gratuiti.

Visualmente, Re e plebei è sbalorditivo ed estremamente vario. Dal sapore futuristico di stampo europeo di Korell ai vasti paesaggi desertici, tutto sembra fornire una vivida tela per i personaggi che si muovono al loro interno, in un interessante gioco di risonanza tra scenario e individuo. Scenograficamente, Fondazione continua a ispirare un timore reverenziale, trasformando ogni scena in un dipinto vivente che fonde la fantascienza con l'arte figurativa.

Pietra di paragone

Re e plebei non è solo un episodio, ma un'indagine filosofica avvolta dal velo dell'intrattenimento. E se qualcuno avesse bisogno di prove sul fatto che gli individui contino nel grande schema delle cose, non deve guardare altro che questi attori - Harris, Daniels e Leonidas - mentre danno vita, complessità e umanità alla narrativa cosmica. Nelle loro mani, le equazioni assumono senso e calore, e questo universo distante anni luce sembra un po' più vicino.

Re e plebei si erge come un faro luminoso, spingendo a una riflessione sugli altri episodi di Fondazione. Sebbene la serie abbia certamente offerto una costruzione dettagliata del suo universo, è stata spesso appesantita da un ritmo irregolare, da una narrazione dispersiva e da una mancanza di risonanza emotiva con alcuni personaggi. Questo episodio, tuttavia, rettifica molte di queste carenze, offrendo un'esperienza compiuta e profondamente coinvolgente. Il contrasto è netto: Re e plebei espone un potenziale, all'interno di Fondazione, che finora avevamo solo intravisto, stabilendo un nuovo punto di riferimento per ciò che la serie potrebbe e dovrebbe essere.

Continua a leggere su BadTaste