Fondazione 2x02 "Uno scorcio di oscurità", la recensione

Il secondo episodio della seconda stagione di Fondazione apre il campo a nuovi volti e scenari ignoti, con risultati purtroppo altalenanti

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Spoiler Alert

La nostra recensione di Uno scorcio di oscurità, secondo episodio della seconda stagione di Fondazione, disponibile su Apple TV+

Col suo secondo episodio, Uno scorcio di oscurità, la nuova stagione di Fondazione sembra aprire le porte a una narrazione ancora più ampia, popolata di un cast in espansione esemplificato dall'ingresso di un paio di volti nuovi molto graditi. Tuttavia, con il progressivo affastellarsi delle diverse linee narrative, si inizia ad avere la sensazione che la trama stia diventando sfilacciata in alcuni punti.

Lee Pace continua ad essere una forza della natura nel ruolo di Fratello Giorno, illuminando ogni sequenza in cui compare con un carisma elettrizzante. La precaria dinamica tra l'Imperatore e la sua futura sposa, la Regina Sareth (Ella-Rae Smith), aggiunge un ulteriore livello di complessità alla sua figura. Tuttavia, il tentativo della serie di dipingere Giorno come un furioso iconoclasta determinato a spezzare la dinastia genetica sembra ancora un po' forzato, un salto nel buio fin troppo drammatico. Non aiuta certo la credibilità della sua scelta il fatto che Sareth venga dipinta come un agglomerato informe di supponenza e frecciatine; un ritratto irritante il cui senso ci sfugge, ma che speriamo venga motivato nel prosieguo della stagione.

Uno sguardo nel buio

L'interpretazione di Jared Harris come versione olografica di Hari Seldon è altrettanto coinvolgente. La sua disperazione per essere stato coscientemente intrappolato, per ben 138 anni, all'interno del Primo Radiante è vibrante e la performance di Harris, insieme autorevole e vulnerabile, non conosce falla alcuna. Tuttavia, il prolisso spiegone legato alle due Fondazioni pare un fiacco tentativo, da parte degli scrittori, di dare ordine e chiarezza a un'idea complessa, lasciando però il pubblico con più domande che risposte.

La visione di Gaal (Lou Llobell) di un futuro lontano, con uno scorcio del famigerato Mulo dei libri originali di Asimov, introduce un avversario affascinante di cui il pubblico sa ben poco, ma che è portato a temere naturalmente. Tuttavia, la svolta improvvisa verso un'atmosfera da blockbuster post apocalittico sembra stridere con la comparsa di un nemico tanto carismatico, deviando l'attenzione dal personaggio al contesto. L'equilibrio tra fondamenti filosofici e dramma da blockbuster che Fondazione ha cercato di creare vacilla, e speriamo che non faccia precipitare la serie in quella fetta di fantascienza più sciatta e banale.

Una ventata di freschezza

L'introduzione di Fratello Constant e Poly Verisof, interpretati rispettivamente da Isabella Laughland e Kulvinder Ghir, è la parte più galvanizzante di questo episodio. I loro personaggi e la loro missione iniettano una dose leggerezza in Uno scorcio di oscurità, offrendo un necessario sollievo rispetto alle trame più solenni. Tuttavia, per quanto Constant e Poly abbiano apportato un'energia rinfrescante a Fondazione, la direzione generale verso la militarizzazione sembra un po' affrettata e superficiale. Avremmo necessitato di più tempo per una svolta che avrebbe certo tratto beneficio da una costruzione più graduale.

L'episodio si conclude con un tono minaccioso: la morte del nuovo Custode (Holt McCallany) e l'apparizione improvvisa del nome "Hober Mallow". Questi sviluppi sono sicuramente intriganti, ma danno anche l'impressione che la serie stia gettando un altro mistero nel bel mezzo di una già intricata rete di trame. Il risultato è un episodio gradevole ma altalenante, come spesso Fondazione ci ha abituati a vedere. Da un lato, l'espansione della narrazione e l'inclusione di nuovi personaggi hanno portato una ventata di aria fresca alla storia. D'altro canto, alcuni degli sviluppi chiave sembrano forzati e affrettati, e questo complesso arazzo inizia a sembrare ingombrante. Confidiamo che Fondazione riesca a mantenere i suoi sottotesti riflessivi pur navigando in un panorama narrativo notevolmente ampliato.

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