Fondazione 1x07 “Mysteries and Martyrs”: la recensione

Tutte le vicende parallele arrivano ad un punto di svolta nel nuovo episodio di Fondazione

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Spoiler Alert
Fondazione 1x07 “Mysteries and Martyrs”: la recensione

Per forza di cose, Fondazione non poteva essere un adattamento preciso e fedele dei romanzi originali. In questa prima stagione, che ormai entra nella sua fase finale, sono emersi i fili tracciati dagli autori per costruire una storia, anzi più storie, che potessero occupare tutta la durata. Il settimo episodio, intitolato Mysteries and Martyrs, dà un senso a tutto questo, o almeno un senso maggiore. Le solite storyline slegate, che per l'occasione diventano addirittura quattro, che si muovono verso una svolta decisiva. Ancora lontane dall'incontrarsi – anzi probabilmente non succederà – ma consapevoli di dover raccontare qualcosa di diverso e inaspettato.

E il titolo della puntata, con i suoi misteri e martiri, sembra riferirsi principalmente alla vicenda di Gaal Dornik e di Hari Seldon. La storia di Gaal è davvero strana: protagonista nel primo episodio, con il suo punto di vista esterno su vicende già in moto tra lo scienziato e l'impero, a poco a poco è diventata più importante. Almeno finché non lo è stata più. Doveva diventare l'erede di Hari Seldon nel guidare la Fondazione, ci viene detto, e invece qualcosa è andato storto. Qui la serie guarda lontano e introduce un elemento importante nel concetto di psicostoria, quello dell'imprevedibilità. Seldon può prevedere fino a un certo punto, ma poi gli uomini faranno da sé, e una figura imprevedibile può sconvolgere qualunque piano.

Scopriamo infatti che Gaal ha dei poteri di percezione, una sorta di mutante, che è un concetto che era presente anche nei romanzi, seppure in forma diversa. Qui c'è un montaggio rivelatore nel finale che dovrebbe darci consapevolezza su quello che è successo e sugli indizi disseminati. Seldon, o quel che ne rimane, non poteva prevedere la presenza di una mutante nel suo piano. E così tanta parte della storia rischia di andare in un'altra direzione. Ormai questo è il punto comune delle varie vicende: tutte accomunate da grandi eventi che però prendono una piega diversa e insolita a causa di figure che influenzano il destino di molti.

A palazzo, Fratello Alba è un'eccezione rispetto ai tanti cloni venuti prima di lui. Phara e gli Anacreoniani hanno intenzione di riportare alla luce la Invictus, che in questo episodio viene ritrovata. Zefiro Halima, con la sua corrente eretica, sta mettendo in crisi il dogma dei Cleon, e lo stesso Fratello Giorno decide di esporsi come nessuno dei suoi antenati aveva mai dovuto fare. Queste sono tutte le trame imbastite al momento da Fondazione, accomunate, probabilmente, dal fatto che è difficile provare empatia per uno qualsiasi degli attori in gioco. Certo non per l'impero, ma anche chi vi si oppone non suscita grande simpatia. Certo non quei fanatici degli Anacreoniani, che vogliono distruggere loro stessi e chi li circonda, ma nemmeno Halima, il cui discorso era davvero da demagoga come lo definisce l'imperatore.

E poi c'è Seldon. Lontano dal definirlo come perfetto, la scrittura invece ci presenta un personaggio che chiede il massimo sacrificio a se stesso, ma anche agli altri. Era facile prevedere che si fosse fatto uccidere per un motivo, anche logico. Ma quel che emerge qui è soprattutto la sua totale adesione alla visione della massa, che annulla l'individuo per il bene di molti. E non è detto che questo sia sbagliato – anzi forse non lo è – ma la serie prova a dirci che non è nemmeno del tutto giusto.

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