Fondazione 1x06 "Death and the Maiden": la recensione

Il nuovo episodio di Fondazione è diviso in tre storie, che raccontano diverse forme di crisi nella galassia

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Spoiler Alert
Fondazione 1x06 "Death and the Maiden": la recensione

Ognuno affronta la sua crisi in Fondazione. E sono crisi di vario genere, personali, politiche, militari, religiose. In una galassia abituata alla stasi, come il governo dell'imperatore ha stabilito, la scrittura della serie inizia a raccontare piccoli mutamenti. Sono eccezioni alla regola che, sommate, raccontano che qualcosa sta cambiando, che è possibile concepire nuove forme del potere. Per narrare tutto questo, nell'episodio Death and the Maiden, Fondazione gioca molto con le regole prestabilite. Differenze tra i cloni, nuove motivazioni per gli assalitori, e ruoli più individuali che potrebbero mutare gli eventi della storia in contrapposizione ai comportamenti delle masse. Ormai sembra chiaro che tutta la prima stagione della serie sarà dedicata a raccontare la prima crisi.

Ancora una volta, la vicenda è divisa in tre parti. E la tripartizione tornerà ancora nel racconto della puntata. L'imperatore, nella versione interpretata da Lee Pace, si reca nella sede del potere della religione più diffusa nell'impero. È qui – ed è già una eccezione di per sé – per favorire un certo passaggio di potere. Come sappiamo da puntate precedenti, c'è una potenziale candidata di nome Halima (T’Nia Miller), che però rischia di andare contro il dogma della clonazione dell'anima, e quindi contro la sacralità dell'imperatore. Tre imperatori, che corrispondono a tre fasi della vita, e dall'altra parte tre versioni della stessa divinità (vergine, madre, strega). All'interno di uno scenario semplice, ma evocativo, l'imperatore cerca di manovrare gli eventi, ma scoprirà che non è facile.

A dare un senso maggiore alla vicenda però è la presenza sfuggente dell'androide Eto Demerzel, che è credente. Eto deve trovare uno scopo per sé al pari del resto dell'umanità, obbligo che sfugge agli imperatori, che da subito si specchiano nel loro futuro e non hanno il beneficio delle sorprese. Eppure, è da questo elemento che la scrittura costruisce il collegamento con Fratello Alba. Continua il rapporto con la giardiniera Azura. L'elemento importante, al di là della solitudine del potere, qui è la rivelazione del fatto che il giovane imperatore è daltonico, una eccezione sorprendente alla regola. Qualcosa che poteva rimanere sopito, ma che viene esposto dall'incontro casuale con la donna.

Ecco, il punto della scrittura della serie a questo punto è che le grandi masse, i grandi eventi possono rimanere inattivi, ma un singolo incontro può cambiare tutto. E sono incontri che nelle tre storyline sono personificati dai personaggi di Halima, Azura e Salvor Hardin. Le individualità sono importanti, e questo vale appunto anche molto per la vicenda su Terminus. Si scopre che il piano di Phara dovrebbe essere quello di ricostruire una vecchia nave da guerra, la Invictus, per lottare contro l'impero. Salvor Hardin cerca di sabotare i piani dei nemici, ma alla fine anche lei dovrà cedere per il momento. Su tutto rimane una singolare visione di Hari Seldon, che in qualche modo dovrà essere spiegata.

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