Fondazione 1x03 "Il fantasma del matematico": la recensione

L'episodio 1x03 di Fondazione, diviso in due parti completamente distinte, rappresenta per certi versi il vero inizio della storia

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Spoiler Alert
Fondazione 1x03: la recensione

Il fantasma del matematico ("The Mathematician's Ghost"), terzo episodio stagionale di Fondazione, rappresenta per certi versi il vero inizio della storia. I primi due episodi null'altro erano che un prologo, narrativo ma non solo, a ciò che la serie di Apple TV+ cercherà di essere, vedremo se con successo. Mentre si inizia a raccontare il tentativo di sopravvivenza della Fondazione contro le sfide che la galassia ha in serbo per essa, gli anni passano. E nella prospettiva inesorabile e fatalista del tempo che scorre, trovano un nuovo senso i temi della mortalità e dell'immortalità. Se ne fanno portavoci, in modi che dialogano tra di loro sottilmente, le vicende dell'imperatore e quelle della Fondazione.

L'episodio è infatti diviso in due parti completamente distinte, anche perché separate da decenni. Nella prima parte, ambientata molti anni dopo l'attentato all'ascensore stellare, il vecchio Fratello Tramonto sta per morire. La storia, con un passo lento e sofferto, racconta lo spegnersi – letterale, visto il nome – della sua esistenza. Il tramonto lascia il posto all'oscurità, e al momento della sua morte sorge una nuova alba. Il ciclo si ripete in eterno.

Ma l'unica costante sembra essere la misteriosa Eto Demerzel (Laura Birn), che rimane sempre fissa come testimone dei vari imperatori che si susseguono. Il senso di questo segmento è di mostrare la contraddizione tra un impero eterno come le figure al comando, ma anche la sua mortalità individuale. Nell'avvicinarsi alla fine, l'imperatore più vecchio è sempre meno un simbolo del potere e sempre più un semplice uomo alla fine della propria vita.

Viceversa, dall'altra parte c'è la Fondazione di Seldon. Qui le vite trascorrono normalmente, e ogni figura è individuale e responsabile collettivamente della Fondazione a cui appartiene. Anzi, come dirà qualcuno, "noi siamo la Fondazione". Decenni dopo l'avvio del progetto, arriva la prima crisi. Che è una crisi esterna che però si riflette nelle mancanze interne al progetto. Chi guida il gruppo è ancora troppo ancorato alla visione di Seldon, troppo legato alle regole prestabilite e inerte rispetto ai cambiamenti che invece sarebbero richiesti. Agli aggiustamenti di rotta, per così dire. Salvor Hardin (Leah Harvey), di seconda generazione, cerca di imporre questi mutamenti, ma è difficile scontrarsi con punti di vista diversi.

Intanto, arriva un pericolo vero e concreto, l'avvicinamento di alcune navi da guerra Anacreoniane verso Terminus. Qui la storia costruisce la progressione della tensione nei due moti dell'avvicinamento della flotta e nell'espansione del campo che circonda la misteriosa cripta rinvenuta sul pianeta. Così Fondazione costruisce il senso della propria narrazione, in queste ellissi temporali che dialogano nel tempo attraverso personaggi e temi ricorrenti. I temi dell'individualità contrapposta al ruolo di potere che si esercita e alla responsabilità nei confronti della Storia.

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