folklore: the long pond studio sessions, la recensione

Taylor Swift porta su Disney+ Folklore: the long pond studio sessions, un concerto-documentario che rispecchia nel migliore dei modi l'atmosfera dell'ottavo album dell'artista regalando qualche aneddoto e curiosità sulla sua creazione

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folklore: the long pond studio sessions, la recensione

Taylor Swift, a distanza di poche ore dalle sei nomination ottenute ai Grammy Awards, ha regalato ai fan e agli appassionati di musica folklore: the long pond studio sessions, un concerto-documentario distribuito su Disney+ in cui l'artista interpreta i brani del suo album folklore e convide aneddoti e curiosità riguardanti la creazione dei 17 brani.

La suggestiva location immersa nel verde situata a nord dello stato di New York, perfettamente in linea con l'atmosfera del progetto, rende le conversazioni della cantautrice con i produttori Aaron Dessner (The National) e Jack Antonoff (Bleachers) una piacevole e rilassata introduzione alle canzoni che dimostrano la maturità artistica raggiunta da Taylor Swift. La giovane star della musica ha usato la pausa forzata imposta dalla pandemia alla sua vita frenetica fatta di tour, promozione e viaggi intorno al mondo per comporre dei brani che si allontanano dalle sonorità pop e dagli arrangiamenti ideati ad hoc per scalare le classifiche, regalando piccoli gioielli come il duetto con Justin Vernon (Bon Iver) sulle note di exile, reso ancora più intenso ed emozionante dalla performance a distanza proposta sugli schermi.

Folklore, presentato a sorpresa alcuni mesi fa, dal "vivo" sottolinea ancora di più gli elementi emotivi alla base di ogni brano, seppur la parte dedicata alla spiegazione della creazione sia molto limitata e non entri mai del tutto nei dettagli rimanendo molto vaga su alcune delle situazioni, come quelle legate ad esempio al testo di Mad Woman molto probabilmente legata ai contrasti avuti con Scooter Braun, e alla vita privata di Taylor, per la prima volta meno presente tra le righe delle sue composizioni. L'artista, che ha espresso la necessità di interpretare l'album quasi per rendere "reale" il lavoro compiuto, non potendo proporli in tour e alla presenza dei fan, regala grazie a queste long pond sessions qualche aneddoto interessante come la storia legata a suo nonno che ha combattuto durante la seconda guerra mondiale, o le emozioni provate nei momenti in cui si è sentita in difficoltà nella propria vita, non permettendo però mai agli spettatori di addentrarsi realmente nel processo creativo mostrato solo brevemente con alcuni video (di cui uno esilarante sui titoli di coda legato agli ormai famosi gatti che fanno parte della sua famiglia) che la mostrano intenta a incidere a distanza l'album.

Le difficoltà tecniche causate dalla pandemia rimangono quindi solo accennate e sarebbe stato forse maggiormente interessante e coinvolgente avere l'occasione di dare uno sguardo più ravvicinato all'esperienza rappresentata dal registrare folklore a distanza di migliaia di chilometri dai musicisti, produttori e collaboratori.

Dopo Miss Americana, con cui Taylor Swift ha dato una svolta alla sua immagine pubblica rivendicando il proprio diritto a esprimere le proprie opinioni anche politiche e a mostrare un lato di se stessa diverso da quello proposto dai mezzi di comunicazione e troppo spesso dalle pagine di gossip, folklore: the long pond studio sessions rappresenta un altro passo in avanti verso una maturità artistica che va oltre i confini musicali, permettendole di confezionare un progetto ibrido tra documentario e concerto che rispecchia un percorso personale compiuto mentre, come rivela lei stessa davanti alle telecamere, si sentiva "completamente svogliata e senza scopo", decidendo così di mettersi alla prova con un'opera di cui non aveva nemmeno parlato alla propria etichette discografica fino a una settimana prima della sua presentazione ufficiale. Vedere la reginetta della musica internazionale senza trucco, libera dalla pressione e dalle aspettative, nonostante i limiti rappresentati dalla scelta di mantenere in prima persona il controllo della narrazione, rappresenta così un'esperienza davvero soddisfacente per chi ama la musica.

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