Foglie al vento, la recensione

Il film più romantico, riuscito, commovente e speranzoso del regista più cupo e mesto. Fallen Leaves è un raggio di sole speciale

Critico e giornalista cinematografico


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La recensione di Foglie al vento, il film di Aki Kaurismaki presentato in concorso al festival di Cannes

Non ci vuole molto per entrare dentro a un film di Aki Kaurismaki, basta accettarne le regole, come con l’animazione. Come si accetta il cinismo diffuso in I Simpson, come si accetta la volgarità in South Park, la demenzialità in dr. Slump e Arale o la sovraeccitazione allucinata nei Looney Tunes, così una volta accettato il mondo asciugato della manifestazione di sentimenti e retrodatato agli anni ‘50 (anche se è il presente) di Kaurismaki, si ha accesso ad un’altra dimensione del racconto e della rappresentazione degli esseri umani, una in cui l’economia del gesto è tutto e contano solo i dettagli, le sfumature e gli accenni. In Foglie al vento l’arte di questo regista magnificamente stordito da vino e sigarette è ai massimi vertici e non rimane che lasciarsi travolgere dall’uragano sentimentale più quieto, mesto e immobile mai visto!

Questo è il suo Moonrise Kingdom, cioè il suo film più sfacciatamente romantico e divertente (una opinione scambiata fuori dal cinema su I morti non muoiono di Jarmusch è forse il momento di comicità più deflagrante), solo che parlando di Kaurismaki in ballo non c’è una coppia di ragazzini ma due persone in là con gli anni. Nel suo mondo esistono solo le persone con un passato, perché sono le uniche che possono avere un mondo di sconfitte dietro di sé, uno che noi intuiamo dall’atteggiamento disilluso verso tutto, dalle condizioni sempre minime, dalle ambizioni inesistenti. Personaggi che il mondo ha lasciato fuori, che non hanno niente di contemporaneo (pure i cellulari sembrano quelli dei primi anni 2000), come fossero caratteri di un poliziesco degli anni ‘50 di serie C, in cui tutti ambiscono ad una vita da duro di poche parole, ma sono troppo cialtroni per essere star della propria esistenza. Marginali per vocazione, pesci piccoli della vita di cui, nella sua filmografia, Kaurismaki ha costruito un’epopea. Solo nel suo mondo per un appuntamento a cena si possono comprare solo un piatto e due posate. Solo qui quello che viene cucinato sono verdure bollite. Il trionfo della mestizia dentro la quale Kaurismaki è capace di far vedere a tutti tantissimo perché lui è il primo a vedercelo.

Questo melodramma che ha tutti i passaggi chiave del genere (i passaggi obbligati non mancano, dal caso che allontana gli innamorati, all’ospedale, fino al demone del bere) e sembra usare il colore con l’espressionismo di Douglas Sirk è appositamente tutto sbagliato: non c’è una società o delle convenzioni che complottano per tenere separati gli amanti, anzi, tutto nel film sembra fare il tifo per la loro unione come mai visto prima! Per una volta un melodramma sembra condannato al lieto fine e il piacere della visione sta tutto nella manifestazione così pudica dei sentimenti. Perché tutto nella messa in scena di Kaurismaki cerca di trattenere le emozioni invece di farle esplodere, bisogna cercarli. Non ci sono mai esibizioni di sentimenti ma piccole feritoie da cui questi escono con così tanto timore di essere feriti da farci capire che lotta pazzesca esista in questi personaggi per gestirli.

Alla fine non ce ne sarà per nessuno quando, in uno dei momenti di cinema vero migliori dell’anno, con una semplicità davvero disarmante Foglie al vento associa una scena di alcol buttato nello scarico per sempre a tre stacchi di montaggio su delle foglie al vento, un cielo terso e un lago calmo in una bella giornata con in sottofondo la sesta sinfonia di Tchaikovsky (la patetica) che alleggerisce questa brevissima contemplazione della natura. Un momento che passa in un attimo ma è chiaro che è appena successo qualcosa e tutto è cambiato: qualcuno sì è aperto alla vita e il mondo (forse per la prima volta in Kaurismaki!) sembra un posto in cui valga la pena amare. Anche i primi piani diventano quasi gioiosi (quasi eh!) e può accadere che uno dei suoi personaggi solitamente immobili addirittura percorra le scale in fretta per correre dall’amata. Trattato così, posizionato così e filmato così, ciò che altrove sarebbe un clichè trito in questo mondo, con questo sguardo e questo montaggio è un momento di vero amore.

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