Fobia: St. Dinfna Hotel, quando il settimo capitolo di Resident Evil diventa contagioso | Recensione

Fobia: St. Dinfna Hotel è stata una vera sorpresa. Un titolo in grado di spaventare e di affascinare grazie a una solida atmosfera

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Quando abbiamo scoperto dell’esistenza di Fobia: St. Dinfna Hotel, il nostro cervello è immediatamente andato al mai abbastanza elogiato Resident Evil 7. Per chi non lo sapesse, ci stiamo riferendo alla recente fatica di Pulsatrix Studios, disponibile da fine giugno su PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox e PC. Un titolo che mescola lo shooting in prima persona a decine di puzzle ambientali da risolvere utilizzando l’ingegno. Il tutto, ovviamente, accompagnato da atmosfere horror e da una location tanto affascinante quanto inquietante.

Con tutte queste premesse interessanti non abbiamo resistito: abbiamo contattato il Publisher del team brasiliano e ci siamo fatti mandare una copia del gioco per la più recente console targata Sony. Se siete curiosi di sapere come è andata, non dovete far altro che continuare a leggere la nostra recensione.

BENVENUTI ALL’HOTEL ST. DINFNA

Dopo un prologo necessario per prendere dimestichezza con i controlli, Fobia: St. Dinfna Hotel ci mette nei panni del giornalista Roberto Leite Lopes. Un giornalista che, deciso a indagare sugli strani avvenimenti dell’hotel che da il nome al gioco, decide di recarsi nei pressi di Treze Tilias, in Brasile. Qualcosa però va storto. Improvvisamente Roberto si trova in una stanza che non riconosce, con tutti i propri bagagli sparsi ovunque. Tocca quindi a noi scoprire cosa sia accaduto in quel luogo misterioso, mentre tentiamo di scappare una volta per tutte dall'hotel. Nel frattempo, ombre misteriose si muovono nei corridoi e una strana bambina con indosso una maschera antigas sembra cercare la nostra attenzione.

La trama Fobia contiene tutti gli elementi che rendono valido un buon horror. C’è mistero, tensione, qualche momento splatter e quel tocco di normalità e di quotidiano che rende il tutto ancora più spaventoso. Ad affascinare non è tanto il protagonista e la sua vicenda, quanto i segreti che si nascondono dietro la facciata del St. Dinfna. Siamo veramente restati incollati al pad per tutte le dodici ore di durata della campagna, rimanendo piacevolmente sorpresi dal lavoro svolto dal team brasiliano. 

Fobia: St. Dinfna Hotel

MECCANICHE ORMAI CONSOLIDATE

Inutile dire che, sotto il profilo ludico, Fobia: St. Dinfna Hotel si comporta in modo molto simile al già citato Resident Evil 7. La caratteristica che rende il titolo differente è però l'utilizzo della macchina fotografica. Attraverso questo strumento che troveremo a inizio gioco potremo vedere le stanze che ci circondano com’erano nel 1960. Questa meccanica dà vita a puzzle ambientali molto interessanti, costringendoci a fare “avanti e indietro” nelle varie epoche per trovare tutti gli elementi necessari a risolvere tutti gli enigmi. Il tutto avviene in maniera molto fluida, senza necessitare di caricamenti di alcun tipo.

Proprio gli enigmi, inoltre, sono il punto di forza della produzione. Ci siamo davvero divertiti a superare ogni puzzle per poter procedere nell’avventura, scoprendo nuove aree dell’hotel ed esplorando un’ambientazione davvero riuscita. Torna inoltre l’inventario limitato, che ci costringe a utilizzare i giganteschi bauli comunicanti per scegliere accuratamente cosa portarci appresso.

Molto simile al titolo Capcom anche l’impostazione del gunplay, che però non risulta precisa quanto la fonte d'ispirazione. Le creature si comportano in modo goffo e abbiamo notato un’intelligenza artificiale davvero basilare (talvolta persino troppo). Le varie armi appaiono differenti tra loro, ma talvolta il feeling dei colpi non viene comunicato correttamente al giocatore. Si ha come la sensazione di sparare a vuoto, senza colpire gli avversari che ci attaccano. Nonostante ciò, il titolo si fa comunque giocare, ma è evidente che le fasi di shooting siano l’elemento meno riuscito della produzione.

Fobia: St. Dinfna Hotel

UNA PRIMA PROVA

Trattandosi della prima prova del team brasiliano, Fobia: St. Dinfna Hotel può dirsi sicuramente un prodotto riuscito. I modelli poligonali dei personaggi appaiono davvero scadenti, sopratutto per quanto riguarda le animazioni, ma lo stesso non si può dire degli ambienti. Esplorare l’hotel e le altre aree di gioco è davvero appagante e siamo rimasti spesso colpiti dalla cura riposta nel design di ogni stanza. Nonostante il raytracing attivo, il gioco non presenta particolari cali di frame, permettendoci di godere di un’esperienza funzionale dall’inizio alla fine.

Buono anche il comparto sonoro in inglese, accompagnato dai sottotitoli in italiano. Se siete alla ricerca di un valido titolo horror e non conoscete la lingua d'Albione, potete tirare un respiro di sollievo.

Fobia: St. Dinfna Hotel è un gioco che, nonostante alcuni evidenti difetti, ci ha convinto e ci ha divertito. Siamo rimasti colpiti dalla qualità finale di un titolo che, forte di un’atmosfera a dir poco stupenda, ci sentiamo di consigliare a tutti coloro che sono in astinenza da survival horror. Complimenti a Pulsatrix Studios. Se questo è solo l’inizio della loro carriera, non vediamo l’ora di scoprire i progetti futuri di questo promettente team brasiliano.

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