Fly Me to the Moon - Le due facce della Luna, la recensione
Apparentemente calcato sui modelli anni '60, Fly Me to the Moon mette sullo schermo una commedia impeccabile e rivede dalla base quei modelli
La recensione di Fly Me to the Moon, il film di Greg Berlanti con Scarlett Johansson e Channing Tatum in sala dall'11 luglio
Tutto dipende dal fatto che finalmente Greg Berlanti sembra in controllo della situazione. Fly Me to the Moon è un film formulaico, all'interno del quale tutti si muovono benissimo. La sceneggiatura mantiene un ritmo costante, ha uno humor efficace e caratterizza bene ogni personaggio. Gli attori hanno la chimica giusta (a sorpresa, la migliore è quella tra Johansson e Harrelson) e Berlanti dà l’impressione di dominare la messa in scena. C’è una grande attenzione ai dettagli, utilizzati per fini narrativi: ognuno contribuisce a far conoscere meglio questa storia e questi personaggi. Con questo approccio, tutto si mantiene coerente e anche le parti più sciocche diventano gradevoli, elevando il film e consentendogli, sottotraccia, di rileggere il passato a partire dal senso di alcune immagini. Quella più evidente è quella usata anche in promozione della donna che fa il nodo alla cravatta all'uomo importante, di solito usata per mostrare come il compito delle donne sia di aiutare gli uomini, qui diventa la maniera in cui una donna pilota un uomo, lo gestisce e lo rende uno strumento per la sua conquista della Luna.
Il tratto cruciale è che quella che Scarlett Johansson interpreta non è un tipo di donna che di solito non venivano raccontate (quello lo fa un film molto più convenzionale sia apertamente che implicitamente come Il diritto di contare), ma esattamente quelle che i film d’epoca raccontavano, solo che attraverso quei tratti femminili accentuati manifesta intelligenza e caratteristiche da protagonista (in sintesi: la capacità di raggiungere l’obiettivo della storia con più efficacia rispetto agli altri personaggi e di incarnarne il conflitto principale). Ovviamente c’è tutta una parte di commedia romantica in cui gli uomini vanno conquistati, e questo avviene “tradizionalmente”, cioè con i contrasti tipici della commedia dei sessi, ma per una volta (nel cinema moderno) per creare un personaggio femminile forte non c’è bisogno di renderlo perfetto. Anzi, qui è un po’ odiosa a tratti, deprecabile per certi versi, fallata ma troppo sveglia per non attirare, troppo potente per non essere la risolutrice. E tutto questo alla fine si risolve in una grande caratteristica data al personaggio: dignità.