Flight, la recensione
Morailsmo puro da un grandissimo Zemeckis. Un personaggio immediatamente memorabile, momenti di ottimo cinema e un lento scivolare verso il buonismo...
I disastri aerei non sono più gli stessi dopo Lost, Zemeckis lo sa, e quello che apre Flight è uno dei migliori di sempre, ha tutte le caratteristiche del cinema moderno: preciso, rigoroso, dettagliato, realistico ma con una qualità drammaturgica da grande narratore del fantastico.
E' una sensazione molto liberatoria, che i grandi vizi, i più soddisfacenti siano abbinati alle grandi qualità. Per questo quando il resto del film con pervicacia indefessa demolisce quest'eroe che non si dà un limite ma eccede in tutto, per ridurlo alla fine a un uomo normale, pentito di ogni vizio, confesso e addirittura colpevole di qualcosa che non ha fatto, assieme ai vizi viene meno anche l'entusiasmo dello spettatore. Con grande abilità e un leggero slittamento di genere Flight vuole fare la cosa giusta e invece che compiacere sceglie di bacchettare.
E' l'operazione più rischiosa in assoluto: convincere il pubblico che aveva torto, che in realtà ciò che ammira non è ammirabile, che ciò che ci piace e ci affascina così tanto, quella spirale di libertà individuale e vizio è sbagliata, che una punizione per comportamenti irresponsabili esiste e il vero eroe è chi accetta di scontarla. Un film audace, un'ineccepibile lezione di catechismo e una deprimente visione cinematografica.