Flashback, la recensione | Trieste Science+Fiction Festival 2021
Dylan O'Brien sostiene la complessa struttura narrativa di Flashback con la sua performance, ma il film è più convincente dal punto di vista visivo rispetto a quello narativo
Non aiuta di sicuro i suoi spettatori il regista e sceneggiatore Christopher MacBride con il suo Flashback: il filmmaker, dopo il successo di The Conspiracy, si è messo alla prova con l'ambizioso progetto che deve aver reso molto complicato il lavoro del montatore Matt Lyon.
Il film di MacBride compie numerosi salti temporali e inserisce progressivamente degli elementi misteriosi e delle presenze inquietanti che rendono l'indagine di Fred molto complicata e la visione da parte degli spettatori non particolarmente agevole, tuttavia dopo l'iniziale disorientamento la storia si sviluppa diventando quasi una versione sci-fi e in più momenti da incubo di Sliding Doors.
Dylan O'Brien non ha molti problemi nell'interpretare un giovane in difficoltà, ritornando inoltre nuovamente nei panni di un teenager, tuttavia il personaggio di Fred non risulta particolarmente complesso e ricco di sfumature, mantenendo costantemente quel senso di spaesamento necessario a rendere credibile un protagonista che si trova alle prese con momenti surreali e psichedelici. Considerando anche il poco approfondimento dei personaggi secondari, dalla fidanzata Karen alla prima cotta Cindy o agli amici del liceo, Christopher MacBride sembra aver puntato tutte le sue carte nel creare una struttura visivamente efficace. Flashback è così un susseguirsi di eventi, ben sottolineati con luci al neon e scene dark valorizzate dal lavoro compiuto dalla fotografia di Brendan Stacey, che non aggiungono in realtà molto all'evoluzione di Fred che viene condotto all'obbligo di diventare adulto quasi per inerzia, venendo trascinato dalle scelte prese sulle note della musica di Pilotpriest.
Dispiace che giovani attori di talento come Emory Cohen, Keir Gilchrist, star della bellissima serie Atypical targata Netflix, e la promettente Maika Monroe, non vengano valorizzati dall'opera di Christopher MacBride che li rinchiude in stereotipi, e il legame tra madre e figlio avrebbe avuto bisogno di uno spazio maggiore per suscitare delle vere emozioni, tuttavia O'Brien riesce a sostenere quasi del tutto da solo con la sua performance Flashback, film penalizzato eccessivamente dalla sua stessa ambizione.