Flashback 2, la recensione
In qualsiasi modo lo si guardi, Flashback 2 è un titolo sbagliato su tutta la linea. Un'opera problematica che ci ha sinceramente delusi
Sviluppato da Delphine Software International nel 1992, Flashback è stato senza dubbio uno di quei titoli che ha cambiato l’industria dei videogiochi. Merito soprattutto del suo comparto tecnico, semplicemente straordinario per l’anno (e le piattaforme) d’uscita. Un risultato possibile grazie al mix tra sfondi disegnati a mano e personaggi animati tramite la tecnica del rotoscope, in grado di dare una movenza realistica all’avatar del giocatore. L’opera creata da Paul Cuisset si è rivelata un successo di pubblico e di critica, permettendo a Flashback di entrare anche nel Guinness World Record come “il titolo francese più venduto di tutti i tempi”.
Sono passati ventotto anni da quel fallimento e, nel tempo, Flashback è tornato sotto le luci della ribalta grazie a un buon remake nel 2013 (prodotto da Ubisoft) e una remastered realizzata da Microids nel 2018. È solo quest’anno, però, che proprio Microids ha deciso di pubblicare Flashback 2, un vero e proprio secondo episodio, che ha lo scopo di cancellare l'insuccesso di Fade to Black. Un obiettivo accessibile, soprattutto considerato che il team francese ha lavorato a stretto contatto proprio con Paul Cuisset per la realizzazione di quest’opera. Saranno riusciti gli sviluppatori a compiere la propria missione? Spoiler: no, ma lasciateci spiegare il perché.
SOVRASCRIVERE IL PASSATO
Una volta avviato, Flashback 2 mette subito le cose in chiaro: gli avvenimento di Fade to Black non sono mai avvenuti e questo è l’unico seguito possibile delle avventure di Conrad. Il protagonista del primo episodio, infatti, precipita su Titano dopo un atterraggio di emergenza. Ha quindi inizio la sua avventura che lo vedrà fare di tutto per fuggire da quel folle mondo e ritrovare così il suo amico Ian, che pare sia stato catturato da un gruppo mafioso capeggiato dal pericoloso Mike Corleoni. Questo viaggio porterà Conrad ad affrontare anche il proprio passato, scoprendo così un segreto sulle proprie origini che mai si sarebbe potuto aspettare.
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PROBLEMI SU PROBLEMI
Il vero problema della recente fatica di Microids non è però il comparto narrativo, quanto piuttosto quello puramente ludico. A differenza del titolo del 1992, Conrad non si muove più su due dimensioni, ma può anche andare in profondità, con una visuale che talvolta ricorda i titoli isometrici. La telecamera rimane però abbastanza laterale, avvicinandosi quindi a quella del capitolo originale. Questo strano mix tra un platform 2D e un twin stick shooter, però, non funziona per nulla. È evidente dai vari combattimenti che potremo affrontare, che risultano sempre scomodi e per nulla divertenti. Lo stesso si può dire anche dei salti e delle sezioni legate all’esplorazione. Per i primi basterà premere un tasto al momento giusto, mentre le seconde soffrono di un level design monotono e incapace di incentivare il giocatore ad approfondire i vari livelli di gioco.
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A questi problemi, già di per sé molto gravi, si affiancano fasi stealth prive di mordente, sezioni a bordo di veicoli utilizzate come caricamenti e diverse ingenuità di game design. Proprio riguardo quest’ultimo punto, ci permettiamo di segnalarvi una caratteristica di gameplay, in modo da farvi comprendere la gravità della situazione. Ogni volta che Conrad viene ucciso dagli avversari potrà tornare immediatamente in gioco, recuperando le energie e combattendo così i nemici rimasti in vita. Nessuna punizione. Nessun checkpoint. Questo rende gli scontri tanto brutti, quanto poco soddisfacenti da giocare.
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Questo gameplay terrificante viene poi applicato alle succitate missioni, che hanno spesso il sapore delle fetch quest. Un difetto al quale potremmo anche passare sopra, se comunque i comandi fossero reattivi e la storia accattivante. In questo caso, però, i vari incarichi non fanno altro che prolungare l’agonia. Un’agonia che, fortunatamente, termina dopo circa cinque ore.
IL MINIMO SINDACALE
Da un punto di vista tecnico, Flashback 2 è a malapena mediocre. I modelli dei personaggi e degli ambienti non sono terribili, ma allo stesso tempo non riescono mai a risultare davvero curati. Un risultato che va di pari passi con le animazioni imprecise, un design poco ispirato e con diversi problemi tecnici, tra i quali spiccano degli immotivati cali di frame. Non abbiamo nulla di buono da dire nemmeno sul comparto sonoro, che presenta un doppiaggio in inglese accettabile e una colonna sonora che è possibile dimenticare pochi secondi dopo averla ascoltata. Segnaliamo, comunque, che per i non anglofoni sono presenti i sottotitoli in italiano. Un'attenzione che, al di là della qualità dell'opera, fa sempre piacere.
Ormai lo avrete capito: Flashback 2 è una grande delusione. Una delusione che, per di più, viene venduta a circa 40 euro, che vi ricordiamo essere una cifra di venti euro più bassa rispetto a titoli come Baldur’s Gate III e Alan Wake 2. Non abbiamo alcun vero motivo per invitarvi a recuperare l’ultima opera targata Microids, che ci è parsa sbagliata sotto ogni punto di vista. Un titolo che sconsigliamo anche ai fan nostalgici del capitolo datato 1992. Alle volte, infatti, è meglio lasciare che i titoli del passato rimangano nel passato.