First Love, la recensione
Un film dalla trama semplicissima che tramite il montaggio e la recitazione diventa uno studio nei sentimenti e nelle piccole decisioni
La recensione di First Love, il film disponibile dal 19 agosto su Prime Video
È una storia di boy meets girl: lui e lei si incontrano al liceo, si innamorano, stanno insieme, si lasciano per andare a frequentare l’università in città diverse e si reicontrano due anni dopo. Intanto, in una trama parallela, i genitori di lui subiscono l’impatto della crisi economica (siamo nel 2008) e della perdita di lavoro sulla pelle del loro amore. Questa seconda è decisamente la parte più fiacca del film, l’idea sarebbe di mettere a confronto un amore maturo messo alla prova con uno appena nato e giovanissimo messo alla prova, ma è evidente che non ci sia la medesima partecipazione, la medesima convinzione o il medesimo fuoco emotivo. E del resto come potrebbe? Così dal confronto uno ne esce ben più sminuito dell’altro.
È questo cinema sussurrato di grandissima perizia tecnica, in cui l’accoppiamento tra musica e stile di recitazione (così minimale e moderno il primo, che pare venire dai film di Guadagnino, così classica la seconda), accende nuove luci su vecchi intrecci, non delinea tanto delle personalità uniche ma dei momenti unici, sottomette i personaggi alla capacità incendiaria dell’attimo, un’esitazione, una decisione, uno sguardo e un’aria sognante che invece che non voler dire niente (come succede quasi sempre) è finalmente carica del senso che le si vorrebbe dare.