First Kill (stagione 1): la recensione

La prima stagione di First Kill, serie con al centro un amore "sovrannaturale", non conquista con effetti e interpretazioni di basso livello

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La recensione della pria stagione di First Kill, serie disponibile su Netflix

L'idea alla base di First Kill, la nuova serie di Netflix ispirata a un racconto di Victoria "V.E." Schwab, sembrava molto promettente offrendo un approccio diverso a personaggi già visti, e iper utilizzati sul piccolo e grande schermo, come quelli di un vampiro e di una cacciatrice.
Il risultato è però al di sotto delle aspettative con un effetto in stile "vintage" per quanto riguarda effetti speciali e costumi, e una recitazione approssimativa e a tratti in grado di suscitare involontariamente risate.

La trama di First Kill

Al centro della trama ci sono le teenager Juliette (Sarah Catherine Hook), erede di una prestigiosa famiglia di vampiri, e la sua compagna di classe Calliope (Imani Lewis), una nuova arrivata in città che è invece una cacciatrice di creature sovrannaturali. Entrambe si ritrovano ad affrontare il momento importante rappresentato dalla prima uccisione che devono compiere. Juliette, che cerca di bloccare in tutti i modi i suoi impulsi, viene invitata dai genitori Margot (Elizabeth Mitchell) e Sebastian (Will Swenson), a uccidere seguendo l'esempio dell'affascinante e letale sorella Elinor (Gracie Dzienny), non del fratello Oliver (Dylan McNamara) che ha disonorato la sua famiglia.
Calliope, invece, vorrebbe dimostrare il proprio valore ai fratelli Apollo (Dominic Goodman) e Theo (Phillip Mullings Jr), non deludendo i suoi genitori Talia (Aubin Wise) e Jack (Jason Robert Moore).
La situazione si complica irremediabilmente quando le due teenager si avvicinano sentimentalmente e il loro legame mette a rischio entrambe le famiglie.

Una realizzazione deludente per una storia promettente

A metà tra gioie e dolori del primo grande amore, ovviamente in stile Romeo e Giulietta come suggerisce il nome della protagonista, e una puntata di Buffy low budget, la prima stagione di First Kill riesce a offrire qualche momento convincente alternato a passaggi privi di ogni realismo e costruiti in modo approssimativo.
Se l'attrazione immediata e poco motivata tra le due teenager può essere spiegata grazie all'intensità dei primi amori e a una dimensione sovrannaturale in cui il loro destino sembra predeterminato, tutto il resto della narrazione si muove su binari che passano dagli stereotipi come la caccia al "diverso" a scontri in cui la bassa qualità tecnica toglie ogni drammaticità ai pericoli che affrontano i protagonisti.
La scelta di inserire inoltre le voci narranti delle due protagoniste appesantisce già un intreccio senza particolare sostanza, forse più adatto a un film che a una serie tv ideata, come è evidente dal finale, per più stagioni.

Una serie piena di stereotipi che fatica a divertire e coinvolgere

Dalla rappresentazione dell'Eden a zombie che attaccano la presenza ideata per suscitare meno simpatia tra gli spettatori, da figli che hanno il ruolo di pecora nera in famiglia che vogliono vendicarsi a trasformazioni surreali, dal modo esilarante per liberarsi di una suocera invadente e dominante a vampire seducenti prive di ogni rimorso, senza dimenticare l'amico gay rimasto all'oscuro per tanti anni della vera natura della sua migliore amica, First Kill getta tanti, troppi, elementi in soli otto episodi. I legami in famiglia e le personalità dei tanti personaggi non vengono mai realmente approfonditi e il susseguirsi di pericoli non fanno crescere la tensione, smorzandola invece puntata dopo puntata a causa dell'incapacità di dare spessore alla passione dell'amore proibito al centro della trama e alla rappresentazione delle due casate le cui tradizioni sono state tratteggiate senza alcuna sfumatura.
La sempre affascinante idea di cosa possa renderci "un mostro" e la riflessione sul significato di umanità viene diluita in una storia in cui il passaggio dall'adolescenza all'età adulta sembra avvenire quasi per caso, tralasciando quasi del tutto le motivazioni dei personaggi secondari. L'intera narrazione è poi accompagnata da una colonna sonora in più momenti davvero invadente e gli artistici titoli di testa non trovano un corrispettivo dal punto di vista stilistico nella realizzazione delle puntate.
In un insieme di situazioni prevedibili e interpretazioni sottotono, la sola vera fonte di divertimento è la cinica vampira interpretata senza filtri da Gracie Dzienny, l'unica figura nella storia di First Kill che non sembra avere alcun problema ad accettare la propria natura e sfruttare le proprie capacità, mettendo in secondo piano anche le possibili conseguenze morali dei propri gesti. Elinor si muove sempre lungo il confine davvero sottile tra sorella maggiore premurosa e villain spietata, usa gli altri per ottenere il proprio scopo e fa emergere la propria vulnerabilità quando teme per la sorte del padre, dando vita a un mix in grado di intrattenere e coinvolgere.

First Kill appare tuttavia come una versione sovrannaturale e adattata alla società contemporanea di Romeo e Giulietta incapace di sostenersi e trovare la propria strada. Non basta il classico amore che deve superare ostacoli insormontabili di pregiudizi e incomprensioni a mantenere alta l'attenzione fino alla fine della stagione che propone un cliffhanger destinato a lasciare insoddisfatti i potenziali fan in caso di una cancellazione da parte di Netflix.

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