Fire Emblem: Three Houses è quanto di più curato, intenso e profondo la serie abbia mai espresso - Recensione
Non c'è mai stato, nella storia della serie, un episodio più curato, intenso, profondo, di Fire Emblem: Three Houses
In Fire Emblem: Three Houses il giocatore indossa i panni del nuovo professore di un'accademia militare, ospitata nel monastero del Garreg Mach. Dovrà scegliere quasi subito la classe alla quale insegnare, ognuna con iscritti i componenti di tre diverse case, ed è principalmente con loro che, attraverso le varie attività quotidiane, andrà a instaurare un rapporto che nel gioco sarà esplicitato dai classici dialoghi di supporto e da scene di intermezzo. Il valore aggiunto di questi momenti, ma anche più in generale una delle caratteristiche migliori del gioco, è la qualità della scrittura; ogni singolo personaggio è ben tratteggiato, se ne osservano subito gli aspetti più evidenti del carattere, ma progressivamente se ne scoprono anche quelli più nascosti, attraverso conversazioni mai banali. Quasi ogni singola attività, tra quelle presenti all'interno del monastero, permette di far crescere il legame tra il professore, e quindi noi, e i suoi allievi, ma anche quelli di altre classi o altri personaggi importanti. Si tratta dell'applicazione più strutturata e completa di quella valorizzazione di ogni personaggio che la serie va inseguendo da tempo, la sua sublimazione, per quanto non perfetta.
Nella vita all'accademia infatti il gioco spesso infatti si dilunga, rallenta troppo la progressione di una storia che meriterebbe più ritmo. Il tempo è organizzato in mesi, alla fine di ognuno di essi si svolge un incarico, ovvero una battaglia, che fa procedere la trama, nelle settimane precedenti si svolgono le varie attività e si può esplorare liberamente il monastero. Non tutti i giorni vanno giocati, solo le domeniche, ma tra pranzi in compagnia, pesca, giadinaggio, dialoghi di supporto, scene di intermezzo, insegnamenti, missioni secondarie, inviti per un tè, eventi speciali e altro ancora spesso passa molto tempo, troppo, prima che si metta piede sul campo di battaglia. È vero, è possibile concedere meno tempo a tali attività, ma così si banalizzerebbe non solo una componente importante del gioco, ma anche tutto lo sviluppo dei personaggi, importante a livello empatico ma anche di trama, per un accadimento che avviene a metà dell'avventura e segna un'evoluzione gustosissima delle storie. È comunque innegabile che un po' troppo spesso, e questo è l'unico difetto del gioco, si senta l'urgenza di prendere le armi, perché, occorre ricordarlo, Fire Emblem è prima di tutto un gioco di ruolo tattico.
[caption id="attachment_197929" align="aligncenter" width="1280"] Le conversazioni di supporto hanno diversi toni, dall'umoristico al tragico[/caption]
Come esperienza ludica Fire Emblem: Three Houses è quindi quanto di più profondo la serie abbia mai offerto, mentre a livello tecnico non è ancora l'atteso episodio che ne segni una decisa evoluzione. La direzione artistica è ottima, lo dimostrano i ritratti dei personaggi, le illustrazioni che accompagnano vari momenti della storia e lo stile con il quale i personaggi sono disegnati, ma l'impatto visivo avrebbe beneficiato di una maggiore cura soprattutto nella realizzazione delle ambientazioni e negli effetti; del tutto convincenti, grazie all'apprezzabile dettaglio, sono invece i modelli poligonali dei personaggi. Sono invece di qualità assoluta la colonna sonora, con alcuni brani che lasciano il segno, e un doppiaggio perfetto nel sottolineare la personalità dei personaggi.
La natura stessa di una produzione in definitiva enorme è quasi soverchiante nei confronti di un giocatore avvinto da meccanismi ludici oliatissmi, coinvolto a livello emotivo da legami vividi con i suoi personaggi, appassionato da una storia infusa di colpi di scena incredibili, e che sente il bisogno di vedere in tutte le sue vie, che sono quelle delle tre (?) fazioni. Tale esperienza potrebbe risultare persino faticosa, visto il quantitativo di tempo richiesto (ogni via è completabile in circa 50 ore), ma almeno noi, nella nostra prova, abbiamo sentito il fortissimo desiderio di viverla, anche al netto delle lungaggini descritte sopra. E forse basta solo questo, più di tutto quanto abbiamo scritto sinora, per dare l'esatta dimensione di quello che è, a tutti gli effetti, un capolavoro.