Finding Paradise, quando la felicità vale più di tutto - Recensione
Dopo To The Moon, Kan Gao prova a ripetersi: la recensione di Finding Paradise
Lorenzo Kobe Fazio gioca dai tempi del Master System. Scrive per importanti testate del settore da oltre una decina d'anni ed è co-autore del saggio "Teatro e Videogiochi. Dall'avatara agli avatar".
Il focus dell’opera, difatti, era completamente ed interamente contenuto nella sua trama, nella lenta e faticosa catarsi di un protagonista quasi mai realmente in scena, un anziano, in punto di morte, desideroso di modificare i suoi ricordi affinché potesse abbandonare questo mondo convinto di aver realizzato il suo sogno più grande: raggiungere la Luna, azione e desiderio suggerito dal titolo stesso del gioco.
[caption id="attachment_180833" align="aligncenter" width="1000"] Il nuovo protagonista è un ex-pilota d’aereo con la passione per il violoncello.[/caption]
La felicità, tuttavia, è cosa ben più difficile da definire e ottenere rispetto alla Luna, motivo per cui, sin dalle prime battute, si intuisce chiaramente che solo una sceneggiatura complessa, stratificata, ben ritmata possa far filare tutto liscio.
Il senso generale dell’opera sopravvive, il messaggio passa ugualmente, ma le scene poco efficaci e le inutili lungaggini rendono alcune fasi particolarmente noiose.
Del resto, qualche sbadiglio può scappare, visto che la struttura ludica fondamentalmente non esiste. Da un’ambientazione all’altra, scivolando di ricordo in ricordo, dovrete semplicemente esplorare lo scenario a caccia degli oggetti capaci di generare una reazione nella psiche di Colin. Di tanto in tanto vi capiterà di dover affrontare brevi spezzoni che tentano di portare un po’ di brio alla situazione, momenti in cui il gioco strizza l’occhio ai puzzle game o agli action. Tuttavia, come fu per To The Moon, questi brevi attimi non si possono affatto ritenere riusciti o divertenti.
[caption id="attachment_180834" align="aligncenter" width="1000"] La soundtrack sforna nuovamente temi toccanti e ben orchestrati.[/caption]
Finding Paradise è un’avventura grafica più ambiziosa, ma meno riuscita del diretto prequel. Il nuovo paziente apre a tematiche potenzialmente più profonde, interessanti, emozionanti. Purtroppo, la sceneggiatura non riesce a trattare con la dovuta efficacia tutti gli argomenti tirati in ballo, lasciando che improbabili siparietti comici e frasi fatte minino al ritmo che, lentamente, ci conduce ad un epilogo fortunatamente riuscito, potente, commovente.
Non si tratta affatto di una brutta avventura grafica, quanto di un titolo che sicuramente deluderà le attese di chi si aspettava ancora di più da Kan Gao dopo l’ottimo esordio. Finding Paradise è capace di emozionare e far riflettere l’utente, ma non mancano passaggi a vuoto e scene poco riuscite. Tra una lacrima e l’altra, insomma, ci scappa qualche inatteso sbadiglio.