Final Space (seconda stagione): la recensione
Alla seconda stagione, Final Space si migliora e conferma di essere un'ottima serie di avventura spaziale
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Con la seconda stagione, Final Space ha dimostrato ai suoi spettatori di non essere un caso. Questa bella avventura spaziale, che passa dal demenziale al tragico nel giro di una scena, ha le spalle forti che servono per andare avanti a lungo. In onda su TBS, è distribuita internazionalmente su Netflix, ed è davvero difficile non cedere al binge watching anche rispetto ad una stagione da tredici episodi, e quindi più lunga della prima. Gary e gli altri membri di questa famiglia disfunzionale che vaga nell'universo si trovano a affrontare un nuova avventura che li porterà a cercare degli strumenti tra il fantascientifico e il magico – non c'è alcuna differenza – per poter sconfiggere una terribile minaccia.
La stagione riesce ad equilibrare molto bene puntate episodiche e trama orizzontale. In realtà quasi nessuna puntata è inutile ai fini della trama, e comunque ogni episodio contiene al suo interno un elemento drammatico o narrativo che lo fa risaltare. Nulla è sprecato, o comunque non dà mai l'impressione di esserlo. C'è una specie di caccia ad artefatti spaziali che conferisce un certo spessore alla stagione, ci sono drammoni familiari tutti da scoprire, e una mitologia avvincente che è chiaramente rivelata.