Final Fantasy VII Rebirth, la recensione
Final Fantasy VII Rebirth è un titolo immenso, traboccante di attività e con una resa finale da vero blockbuster
Final Fantasy VII Rebirth è un titolo che porta con sé grandi aspettative e grandi timori. Dopotutto stiamo parlando del sequel di quel Final Fantasy VII Remake che tanto fece discutere nel 2020, dividendo pubblico e critica. Da un lato troviamo coloro che hanno amato il nuovo taglio dato alle avventure di Cloud, fedele al materiale originale per la maggior parte, ma capace anche di introdurre nuovi elementi narrativi. Dall’altro coloro che, pur apprezzandone il combat system e la struttura, non hanno accettato proprio queste modifiche così “invadenti” nella sezione finale del titolo.
Nelle ultime settimane abbiamo potuto esplorare in lungo e in largo il mondo di Gaia, godendo non solo della trama principale di Final Fantasy VII Rebirth, ma anche di una miriade di contenuti secondari. Contenuti che rendono questo titolo una delle opere più mastodontiche mai create dalla software house nipponica. Ma basteranno minigiochi e una valanga di missioni secondarie per dare vita a un titolo imperdibile? Afferrate la vostra Spada Potens, incastonate qualche Materia di buon livello e tuffatevi insieme a noi nella recensione di Final Fantasy VII Rebirth.
UN’OPERA DESTINATA A DIVIDERE IL PUBBLICO… O A UNIRLO
La trama di Final Fantasy VII Rebirth parte subito dopo la fuga dei nostri eroi da Midgar, focalizzandosi subito sul passato di Cloud e sul suo rapporto con il possente Sephiroth. Dopo il flashback (che potete giocare grazie alla demo disponibile sul PlayStation Store) ha quindi inizio il viaggio di Cloud, Tifa, Barret, Aerith e Red XIII per raggiungere il SOLDIER e ucciderlo una volta per tutte prima che possa devastare il Pianeta. Durante questa epica avventura, si troveranno coinvolti in situazioni di vario tipo. Situazioni che amplieranno il party e che, soprattutto, andranno ad approfondire il passato dei nostri protagonisti. Un passato spesso popolato da traumi, ma che possono essere superati grazie ai propri amici. Ricordi che possono essere riscritti rimanendo uniti.
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LA FORZA DI GAIA
Se preferiamo non soffermarci troppo sulla trama principale per non rovinarvi l’esperienza, lo stesso non si può dire per la scrittura generale di Kazushige Nojima. Final Fantasy VII Rebirth vanta una moltitudine di dialoghi ben scritti, che riescono ad approfondire la psicologia dei vari personaggi e, allo stesso tempo, caratterizzando quel Pianeta che fa da sfondo alla vicenda. La maggior parte delle missioni secondarie permette di scoprire un tassello in più su Gaia, fornendo sempre uno stimolo per non mollare mai il controller. Si tratta di una soluzione già sperimentata con Final Fantasy XVI, ma che in questo caso appare più strutturata, varia e forte di un combat system in grado di creare dipendenza.
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In generale, comunque, abbiamo notato dei toni più leggeri per la maggior parte dell’avventura. I momenti drammatici vicini a quelli di Final Fantasy VII Remake sono limitati e spesso subentra una scrittura “yakuziana”, costellata di momenti no-sense e di gag tipicamente giapponesi. Gag che smorzano i toni, ma che potrebbero dare fastidio a coloro che si aspettano maggiore pathos da un racconto di questo tipo. Sia chiaro: nulla in grado di danneggiare l’esperienza, ma è evidente che gli sviluppatori abbiano voluto divertirsi e, soprattutto, divertire il pubblico. In Final Fantasy VII Rebirth si ride e si piange. Ci si arrabbia e ci si dispera. Insomma: in Final Fantasy VII Rebirth ci si emoziona.
LA PERFEZIONE
Inutile fare tanti giri di parole: il combat system della nuova fatica di Square Enix è semplicemente perfetto. Dopotutto parte dalle solide basi del capitolo precedente, per aggiungere le Abilità e le Azioni Sinergiche, mosse eseguibili insieme ai propri compagni di squadra che possono sovvertire completamente le sorti del combattimento. Visto l’alto tasso di personalizzazione e l’aumento dei membro del party, i dev hanno lasciato la possibilità al giocatore di formare tre diversi team da tre personaggi. In questo modo, prima di entrare in combattimento, è possibile gestire il party per affrontare gli avversari nel miglior modo possibile. Nemici volanti vi si parano davanti? Perfetto: Barret e Yuffie attaccano facilmente da lontano. Avete paura di far fronte a creature troppo veloci? Red XIII e Tifa sono gli eroi che fanno per voi.
A differenza di Final Fantasy VII Remake, in Rebirth il giocatore è portato maggiormente a ragionare sulle proprie azioni, a studiare il nemico e a reagire di conseguenza. Se pensate di affrontare le varie battaglie a testa bassa, potreste infatti andare incontro a una rapida morte. I vari personaggi possono poi essere personalizzati nel dettaglio. Al di là delle Materie e dei vari Equipaggiamenti, abbiamo ora una sorta di Sfereografia che offre nuovi contenuti mano a mano che la squadra diventa più unita. Combattere insieme, alternare i membri del party e vivere appieno il mondo di gioco, infatti, permette al vostro team non solo di diventare più unito psicologicamente, ma anche più solido ludicamente.
UNA MOLTITUDINE DI CONTENUTI
Nel caso non fossimo stati abbastanza chiari: il gameplay di Final Fantasy VII Rebirth è incredibile su tutta la linea. Se il sistema di combattimento ci ha esaltati, lo stesso si può dire della quantità di contenuti da affrontare. Il mondo è infatti ora molto più aperto e offre decine di attività differenti. Alcune di esse sono molto simili alle classiche attività dei titoli Ubisoft, con tanto di torre da attivare per scoprire i vari punti di interesse. In questo caso, però, gli sviluppatori hanno inserito le varie missioni per permettervi di esplorare la mappa, documentandovi sul mondo di gioco e, allo stesso tempo, livellare i vari eroi. Una scelta che diluisce sicuramente la narrazione, ma che funziona per immergere il giocatore in un mondo pulsante di vita.
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Esistono, però, diverse quest che permettono non solo a trame secondarie di evolvere e accompagnare l’utente per tutta la partita, ma che donano al tutto anche grande varietà. Nel nostro peregrinare, infatti, ci siamo trovati di fronte a decine di minigiochi e attività differenti. Attività che, in alcuni casi, hanno una struttura così solida da sembrare dei veri e propri “giochi nel gioco”. Ci riferiamo, ovviamente, al gioco di carte Regina Rossa e alle corse dei Chocobo, due contenuti talmente profondi da lasciare a bocca aperta in più occasioni.
Queste aggiunte sono evidenti anche dalla longevità finale dell’avventura, che nel caso decideste di completare al 100% può tranquillamente superare le 100 ore di gioco. Un risultato incredibile che, mescolato a una qualità sopraffina, ci ha sinceramente ricordato il feeling dei vecchi Final Fantasy. Di quelli che ci facevano fare le notti in bianco, con una sola frase stampata nella testa: “dai, ancora un minuto e poi spengo!”.
MOLTO PIÙ GRANDE, MA ALTRETTANTO BELLO DA VEDERE
Da un punto di vista tecnico, Final Fantasy VII Rebirth non si discosta molto da quanto visto nella versione per PlayStation 5 di Final Fantasy VII Remake. La differenza, però, è che questa volta il mondo è nettamente più grande, più vasto e variegato. Il risultato ottenuto da Square è quindi incredibile e, soprattutto nei centri cittadini, risulta tanto curato da essere straniante. Lo stesso si può dire delle cut-scene o dei momenti più narrativi, che offrono una cura nei modelli e nelle animazioni dei personaggi da togliere il fiato. Un plauso, inoltre, ai caricamenti quasi istantanei, che ci hanno permesso di navigare le varie mappe di gioco con estrema semplicità e rapidità.
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Trattandosi di un Final Fantasy, il comparto sonoro è ovviamente eccezionale. Le musiche di Mitsuto Suzuki e di Masashi Hamauzu valorizzano sia le situazioni più narrative, che i momenti di pura esplorazione. Un mix avvolgente, carismatico ed emozionante. Ottimo anche il doppiaggio inglese, che soffre però di un adattamento che differisce troppo dai sottotitoli in italiano. Un problema che, in più di un’occasione, ci ha infastiditi. Segnaliamo, però, la possibilità di cambiare la lingua dei testi dal menù, per coloro che volessero affrontare l’avventura in inglese con i relativi sottotitoli. Una possibilità preclusa nel Remake e che, finalmente, dona ora al giocatore totale libertà di personalizzare la propria esperienza.
FINAL FANTASY VII REBIRTH, IL COMMENTO FINALE
Final Fantasy VII Rebirth è più grande, più curato e più accomodante rispetto al suo predecessore. Certo, questo capitolo potrebbe non soddisfare appieno coloro che preferiscono una narrazione più cinematografica, ma siamo certi possa esaltare quei giocatori che amano tuffarsi in mondi vivi e ricchi di storie da raccontare. Final Fantasy VII Rebirth ci ricorda perché amiamo Final Fantasy. È uno sguardo al passato, portato però nel presente con una chiara visione futura. La summa di anni di ricerca di Square Enix per trovare la formula perfetta per la propria saga più importante. E finalmente ci siamo. Final Fantasy VII Rebirth è il Final Fantasy definitivo. La fantasia finale, tanto anelata dal team nipponico.