Figment, un action adventure tra musica e introspezione – Recensione

Figment arriva su Nintendo Switch, con qualche perplessità

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Bedtime Digital Games è un piccolo studio danese, nato come un progetto studentesco, composto non da veterani, ma neanche da persone al loro primo lavoro. Eppure, dare un’occhiata a Figment restituisce l’impressione di trovarsi di fronte a dei professionisti navigati. La cura per l’estetica di questo puzzle game è, semplicemente, enorme.

Tutto il gioco è illustrato come un libro di fiabe per bambini, con intuizioni geniali che a volte si intersecano con il gameplay puro, come l’albero-testa con un oggetto da recuperare dai rami, da far muovere creando della buona musica negli ambienti circostanti. Questo è uno dei tanti esempi della ricercatezza stilistica del gioco, che passa anche per una buona colonna sonora, eclettica nei generi e solida quanto basta, con tanto di malvagi che cantano in rima mentre si scontrano con Dusty, il nostro eroe.

Figment è infatti ambientato in un mondo fiabesco ed onirico, che ben presto si rivela essere la mente di qualcuno che ha subito un grande trauma. Dietro ad un aspetto fanciullesco dell’avventura di Dusty e Piper (un volatile-assistente dalla chiacchiera facile e fastidiosa) si nasconde infatti un racconto molto profondo, in grado di esplorare il tema della perdita in un modo affine a quello che potrebbe essere la percezione di un bambino.

In giro per la mente, ovvero la mappa di gioco, si affronteranno incubi, paure, si collezioneranno le Rimembrane, una sorta di collezionabili che riporteranno alla mente eventi importanti e segnanti della vita. L’emisfero dedicato alla creatività è costruita come un mondo colorato e privo di regole, mentre quello dell’ingegno fatto di strutture rigide, squadrate, con tanto di ingranaggi bene in vista ed un setting che ricorda la robotica-

[caption id="attachment_187343" align="aligncenter" width="1920"]Figment screenshot L'avventura inizia così, con un cocktail rubato ad uno strambo eroe che vive in una casetta[/caption]

Figment è quindi, bello, nella sua accezione più pura. Giocare sullo schermo di Nintendo Switch o sulla TV è una gioia per gli occhi (seppure ci sia qualche immotivato rallentamento anche in sezioni non troppo frenetiche), ma il grande problema della produzione è nella sua struttura ludica.

"Figment è bello, nella sua accezione più pura. Giocare sullo schermo di Nintendo Switch o sulla TV è una gioia per gli occhi"Il gioco è un puzzle game mascherato da action adventure. Le possibilità d’azione sono relegate ad una schivata e il colpo con la spada, meccaniche che si prestano in blandi combattimenti (davvero senza nessun guizzo action) ed invece si innestano bene nelle fasi di risoluzione degli enigmi. Sfide che, purtroppo, sono spesso molto banali e più ricorsive che altro.

Capita spesso di dover prendere un oggetto, portarlo da un’altra parte, fare il giro, sbloccare una nuova strada, riportare l’oggetto altrove, ripetere un po’ di volte e continuare. Lo ribadiamo, ogni enigma è incasellato in una soluzione estetica pregevole (come il sonaglio da attaccare ad un normale serpente che farà fuggire un volatile, lasciando cadere la preziosa chiave che custodiva tra le grinfie), ma all’atto pratico si tratta quasi sempre di qualcosa di realmente banale.

[caption id="attachment_187344" align="aligncenter" width="1920"]Figment screenshot Un libro di avventure per bambini su Nintenod Switch, non trovate?[/caption]

Gli scontri con i boss, allo stesso modo, sono più basati sulla logica che sulle dinamiche di attacco e difesa tipiche. Un’idea brillante, che evita di mettere in cattiva luce l’altrimenti scomodo e poco profondo schema dei comandi in fase di combattimento.

Figment è quindi noioso quanto bello, purtroppo. Un rammarico molto pesante, perché questa produzione meriterebbe un ritmo più interessante, e stiamo parlando di una produzione che dura meno di cinque ore. Non aiutano neanche i dialoghi, raramente brillanti e spesso molto banali. Ci sono tante belle idee, alcune davvero ispirate, che però non emergono in quello che, duole constatarlo, è un puzzle game che sta ben sopra la mediocrità, ma fa pochissimo per distinguersi.

Immaginate una pellicola Disney Pixar, animata, disegnata, e musicata in modo impeccabile, in cui però i personaggi sono odiosi, la storia è così così, ma ci sono quei due, tre momenti in grado di farvi sorridere, emozionare, e pensare: “ben fatto”. Figment è così, una produzione che sarebbe ingiusto bollare come mediocre, perché il lavoro artistico in rapporto al budget da studio indipendente è encomiabile, ma che di certo aveva bisogno di un po’ più di corposità nel gameplay per essere in qualche modo memorabile.

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